Contorsionismi prevedibili (e inutili) della Procura di Firenze

Ci risiamo. Probabilmente non ci libereremo mai da questa storia delle stragi dei primi anni Novanta da attribuire, in modo indiretto, a Silvio Berlusconi, accusato in proposito di collusioni con la mafia. Non intendo in alcun modo entrare nel dettaglio delle intercettazioni dei pentiti, dei detenuti, di chiunque altro abbia potuto dire o far intendere che Berlusconi sarebbe il mandante occulto delle stragi, che si registrarono in Italia in varie città.

Invece, credo valga la pena soffermarsi brevemente su altri aspetti più importanti per comprendere il senso della iniziativa della Procura di Firenze. Questa iniziativa mi pare del tutto infondata sulla base di due considerazioni che rappresentano, a loro modo, due verità a-priori, tali cioè che non necessitano delle prove d’esperienza per essere universalmente accettate: come dire, per esempio, che il triangolo ha tre lati. Non occorre mettersi a disegnare triangoli per appurarlo: essi hanno tre lati nella verità del proprio concetto. Allo stesso modo, in questa vicenda emergono due verità a-priori, non bisognose di prove d’esperienza e tali da viziare in modo irrimediabile l’iniziativa fiorentina.

Per un verso, dopo quasi tre decenni di vita politica svolta in prima persona e sempre al centro della ribalta, di Berlusconi si possono dire molte cose positive (intelligentissimo, dotato di grande senso pratico, generoso ) e negative (accentratore, poco lungimirante, eccessivo, debordante ) – come accade del resto con tutti – ma non si può dire sensatamente che sia o sia mai stato un uomo materialmente violento, capace cioè di spargere sangue innocente attraverso l’organizzazione di stragi in serie nelle piazze d’Italia. Credo infatti che anche il più acerrimo avversario politico di Berlusconi, avvezzo a contestarlo duramente in Parlamento e fuori dal Parlamento, non giungerà mai a credere che egli sarebbe capace di tanto disprezzo delle vite umane innocenti al punto di farne spargere il sangue.

Per altro verso, leggere che Berlusconi si sarebbe spinto a tanto allo scopo di destabilizzare l’ambiente politico e sociale degli italiani per vincere le elezioni pochi mesi dopo, per una persona di normale buon senso, suona come una battuta – peraltro abbastanza macabra – di un salotto di una casa di riposo per vegliardi, che non escono da anni e che da anni hanno perso il polso della vita reale. E ciò sia perché Berlusconi è troppo sicuro di sé – in ogni sua iniziativa – per aver potuto dubitare, fino al punto di partecipare a stragi varie, del proprio successo elettorale, una volta fondata Forza Italia. Ma soprattutto perché egli, basandosi sui sondaggi che ha sempre curato con grande attenzione, era già a conoscenza del largo bacino elettorale dal quale avrebbe potuto attingere, senza che occorresse mettere le bombe in pubblico per garantirsi il successo. E poi sarebbe interessante capire in qual modo mettere le bombe in piazza possa essere collegato all’incremento del successo elettorale di un partito che, fra l’altro, in quel momento non era neppure stato fondato.

Dal punto di vista logico, ci troviamo davanti ad un salto incolmabile, dal momento che un nesso di causalità fra le bombe da un lato e l’esito elettorale dall’altro lato mi pare di assai dubbia consistenza concettuale: solo un semi-deficiente potrebbe immaginarlo. E Berlusconi avrà pure cento difetti, ma certo non gli manca l’intelligenza e perciò pensare che abbia ritenuto utile, per vincere le elezioni, mettere le bombe, si palesa ben oltre la soglia del surreale.

Tuttavia, le Procure dovrebbero stare e rimanere ben ancorate al reale, evitando la fascinazione che il surreale pur sempre sia in grado di esercitare, che schiere di grandi artisti hanno testimoniato (si pensi alle inquietanti tele di Johann Heinrich Füssli), ma che conduce irrimediabilmente fuori strada. La necessaria attenzione per il reale ci dice che meglio farebbe la Procura a lasciar perdere indagini di questo genere, perché non condurranno da nessuna parte, come già in passato.

E non può neppure immaginarsi un effetto simile a quello descritto da Luca Palamara nel suo libro, quando afferma che la “magistratura vuol farsi trovare pronta ai blocchi di partenza della nuova sfida a Berlusconi” (Alessandro Sallusti-Luca Palamara, “Il sistema. Potere, politica, affari: storia segreta della magistratura italiana”, pagina 90). Qui temo non ci sia spazio per nuove sfide della magistratura contro Berlusconi, perché ormai fuori tempo massimo: sia perché questi è ormai ultraottantenne e Forza Italia ridotta assai nei consensi; sia perché il procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, magistrato intelligente, sa bene che non gli porterebbe alcun frutto. Almeno lo spero.

Aggiornato il 24 marzo 2021 alle ore 09:34