La chimera del rischio zero

Il caso Astrazeneca, nonostante la ripresa della somministrazione del relativo vaccino, continua ad alimentare una discussione abbastanza demenziale, non solo in Italia. In una zona del mondo, l’Occidente avanzato, in cui il mito irragionevole della sicurezza assoluta, il cosiddetto rischio zero, sembra aver obnubilato le coscienze dei più, una molto esigua percentuale di morti “sospette” a seguito della somministrazione di tale vaccino, che probabilmente si scoprirà del tutto analoga a quella di qualunque altra campagna vaccinale, ha creato lo stesso terror-panico che sta accompagnando la pandemia di Sars-Cov-2.

Terror-panico che in Italia pare aver raggiunto livelli ineguagliati, anche a causa di una nutrita schiera di politici, di pseudo-scienziati e di giornalisti con pochi scrupoli, che hanno cavalcato per un anno la tigre dell’emotività collettiva, immaginando di trarne un buon profitto in termini di consensi, di notorietà e di ricche consulenze, di ascolti e di copie vendute.

Ma così come è sempre accaduto quando si scatena la belva dell’irrazionalità umana, la medesima belva diventa poi incontrollabile al minimo incidente di percorso, nella fattispecie una percentuale molto bassa di decessi riscontrata in Gran Bretagna su oltre 24 milioni di soggetti vaccinati. Si parla di circa 500 morti sospette per due vaccini in fase di somministrazione, Pfizer e il citato Astrazeneca, qualcosa come un caso ogni poco meno di 50mila persone. Tra l’altro, la percentuale di decessi per i due vaccini è più o meno la stessa, con una leggera prevalenza di quello targato Astrazeneca. Prevalenza, occorre comunque sottolineare, che sul piano statistico non rileva nulla, vista l’enorme differenza tra il numero dei vaccinati e quello esiguo delle morti sospette.

In questo senso, abbastanza ridicolo risulta per noi aperturisti l’appello a non fasciarsi la testa lanciato da alcuni sacerdoti del terrore, su tutti Roberto Burioni, dopo che per oltre un anno hanno descritto un virus a bassa letalità come una sorta di piaga d’Egitto. Creando nell’immaginario collettivo la folle idea di restare letteralmente fulminati al primo contatto con una persona infetta, adesso costoro cercano di gettare acqua sul fuoco di una altrettanto delirante paura del vaccino.

Quando si fa leva sulla componente più profonda e primordiale degli individui, innescando meccanismi di massa incontrollabili per definizione, bisogna poi aspettarsi di tutto, anche che venga rifiutato un vaccino che fino a ieri veniva presentato come l’ultima spiaggia contro l’estinzione della razza umana. Sarebbe il momento, nell’interesse di tutti, di tornare il prima possibile in una dimensione reale in cui esiste il rischio calcolato e dove, se non riprendiamo a vivere e produrre normalmente, moriremo come mosche e non di Covid-19.

Aggiornato il 23 marzo 2021 alle ore 09:02