
Immaginiamo la scena. Un grande aeroporto di una qualunque città europea: Londra, Roma, Parigi. La folla di passeggeri attende di poter salire sull’aereo che li condurrà alla meta prescelta. Tuttavia, improvvisamente la solita voce gracchiante degli altoparlanti annuncia che il mezzo è sospettato di un problema tecnico al motore e che si eseguiranno perciò i necessari accertamenti tecnici, per appurarne il buon funzionamento.
La voce conclude però invitando i passeggeri ad imbarcarsi comunque, in quanto “allo stato” non si è potuto ancora verificare con certezza l’esistenza del temuto guasto: intanto, si parte e poi si vedrà. Ebbene, di fronte ad un invito del genere, voi che fareste? Scommetto che neppure un passeggero accetterebbe di porre il piede su un aereo nel motore del quale si sospetti un guasto, con il rischio di precipitare da diecimila metri, esigendo invece giustamente che “prima” si accerti la inesistenza di qualunque guasto – previa sospensione della partenza – e “dopo” si proceda con le operazioni di imbarco.
Si tratta di una applicazione normale del “principio di precauzione”, vale a dire di quel principio molto noto e diffuso in virtù del quale ogni azione umana va sospesa per il tempo necessario a verificare che dal suo svolgimento non derivi un pericolo o un danno gravi e spesso irreparabili per chi la porti a compimento. Per questo motivo, prima si verifichi che il motore del velivolo non abbia guasti e poi si parta pure. Questo principio, in se ovvio, si applica normalmente e pacificamente sia nelle azioni private che in quelle pubbliche, quando ad agire sia cioè la Pubblica amministrazione: e se non lo si applicasse, chi lo omettesse sarebbe chiamato a risponderne davanti alla comunità quale soggetto imprudente che espone ad inutili rischi se stesso e gli altri.
Poste queste premesse, banali ed ovvie, che cosa accade in questi giorni sotto i nostri occhi? Accade che di fronte ad alcuni morti, deceduti dopo la vaccinazione con AstraZeneca in varie regioni italiane, tutti, ma proprio tutti – il ministro della Salute, i virologi, i politici, le autorità sanitarie, i giornalisti – invece di ricorrere al principio di precauzione sopra in breve illustrato e che esigerebbe la sospensione delle vaccinazioni per alcuni giorni, necessari a verificare la esistenza o meno di un nesso di causalità fra la vaccinazione e il decesso, propaghino il principio opposto: quello di “imprudenza”!
Ci sentiamo infatti ripetere da tutti, come una stanca litania, che per ora non si è ancora accertata l’esistenza di quel nesso e che “perciò” possiamo continuare tranquillamente ad inoculare il vaccino AstraZeneca. Il problema sta in quel “perciò” il quale veicola una vera follia – cioè l’applicazione sistematica del “principio di imprudenza” che spodesta il “principio di precauzione” – alla quale si affida il benessere della collettività. Sarebbe come se i responsabili (meglio gli “irresponsabili”) di uno scalo spingessero i passeggeri a salire su di un aereo il cui motore sia sospettato di un’avaria: cosa se ne penserebbe? Verrebbero subito arrestati quali pericolosi criminali, senza neppure attendere le verifiche necessarie.
Queste sono cose sotto gli occhi di tutti e che tutti possono perciò capire facilmente, anche se molti sono annebbiati dalla propaganda televisiva che ha preso il posto della informazione seria e corretta. E allora perché tutta la bella compagnia sopra indicata e che ci spinge a salire su di un aereo che potrebbe precipitare (fuor di metafora, a fare un vaccino che forse potrebbe causare gravi problemi e perfino la morte) non viene arrestata? O, almeno, messa in condizioni di non nuocere?
La risposta è una sola e terribile: perché siamo nelle mani di gente irresponsabile che preferisce un risultato massivo e possibile – la vaccinazione totale – anche rischiando di lasciare cadaveri sul campo, dei quali oggi nessuno sa nulla, pur di non attendere neppure pochi giorni. A questo punto mi pare chiaro che la misura è colma e non possiamo fidarci di costoro. Siamo nelle mani del buon Dio.
Aggiornamento
Nel momento in cui scriviamo, l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) in una nota ha spiegato di aver deciso di “estendere in via del tutto precauzionale e temporanea, in attesa dei pronunciamenti dell’Ema (Agenzia europea per i medicinali), il divieto di utilizzo del vaccino AstraZeneca Covid-19 su tutto il territorio nazionale. Tale decisione è stata assunta in linea con analoghi provvedimenti adottati da altri Paese europei. Ulteriori approfondimenti sono attualmente in corso. L’Aifa, in coordinamento con Ema e gli altri Paesi europei, valuterà congiuntamente tutti gli eventi che sono stati segnalati a seguito della vaccinazione. Aifa renderà nota tempestivamente ogni ulteriore informazione che dovesse rendersi disponibile, incluse le ulteriori modalità di completamento del ciclo vaccinale per coloro che hanno già ricevuto la prima dose”.
Aggiornato il 16 marzo 2021 alle ore 09:28