
Se in questi giorni dalle parti dei Cinque Stelle si ode uno scricchiolio di scissione tra i seguaci di Beppe Grillo e quelli di Davide Casaleggio, dalle parti del Partito Democratico si odono solo campane a morto e una quiete quasi ossianica. Vicende differenti, quelle dei Pentastar e dei Democratici, che si sono incrociate per interesse (il tentativo appunto di arrestare la decomposizione unendo le forze) e che adesso si dividono malamente, nel tentativo di salvare il salvabile anche a danno dell’alleato di comodo.
Mentre i Cinque Stelle sono destinati a perire perché nati come rimedio (peggiore del male) alla politica cialtrona, la sinistra (Partito Comunista italiano, Partito Democratico della Sinistra, poi Democratici di Sinistra e ora Partiti Democratico) ha proliferato per anni, fondando le proprie fortune sulla menzogna sistematica che ha riguardato ogni aspetto dell’azione politica.
A partire proprio da quel popolo che per anni la sinistra ha finto di tutelare, ma che ha avuto solo la funzione di granaio per accumulare voti e gestire potere. In realtà, non se ne sono mai occupati o, perlomeno, lo hanno fatto così distrattamente da non comprendere che il mondo stava cambiando. Fino a ieri – a puro titolo di esempio – a sinistra parlavano ancora di operaismo, di tute blu e non si erano nemmeno accorti che i soggetti da proteggere erano diventati altri, ossia i precari, i lavoratori a progetto, le finte partite Iva e tutto un sottobosco di colletti bianchi, dei quali si sono accorti con imperdonabile ritardo.
Per anni l’hanno menata con la narrazione secondo la quale la sinistra è al servizio del Paese, onde poi abbarbicarsi al potere con ogni mezzo che non fosse mai quello di vincere le elezioni. Adesso che il disincanto ha contagiato anche l’elettore progressista più irriducibile, lo ammettono anche per bocca di un Nicola Zingaretti dimissionario e stanco di mentire. Ma ormai la frittata è fatta e non c’è nessuno che non identifichi il Partito Democratico con la sete di potere dei suoi capi corrente. Hanno mentito per anni sulla “fiducia nella magistratura” insinuando che – da Tangentopoli in poi – la parte sana e onesta del Paese stesse con loro, mentre dall’altra parte ci fossero i mariuoli. Ci è voluto Luca Palamara per mettere nero su bianco quale marcio sistema di potere coagulasse interi settori della politica e della magistratura, con il fine ultimo di tenere in ostaggio la democrazia nel nostro Paese.
Già, la democrazia e la libertà, quei valori decantati solo a chiacchiere ma che valgono fino a che tu la pensi come loro altrimenti sei un fascista, razzista, omofobo, misogino, populista, ignorante e chi più ne ha più ne metta. Giocare alla libertà con prepotenza (e ai danni di quella degli altri) funziona fino a un certo punto, così come giocare alle anime belle sempre e per forza. La storia dei migranti è un fulgido esempio di ipocrisia buonista: chi non accoglie indiscriminatamente, è un farabutto. Restiamo umani, perdinci! Poi si celebrano i processi a Matteo Salvini e più di qualcuno, alla sbarra come testimone, è costretto a dover ammettere che quei barconi delle Ong su cui la sinistra saliva per invocare solidarietà contro l’orco leghista, altro non erano se non taxi del mare con rapporti poco chiari tra scafisti e “salvatori” e tra questi ultimi e gli armatori (ma lasciamo che le indagini facciano il loro corso prima di emettere sentenze senza avere elementi sufficienti).
Per anni a sinistra hanno anche sbandierato la presunta superiorità di una classe politica appassionata e preparata, figlia di una storia antica e gloriosa da opporre ai barbari affaristi delle destre. Un racconto mitologico che avrebbe rischiato di sopravvivere anche alla realtà, se la dirigenza progressista non avesse pestato l’enorme montagna di sterco denominata “alleanza strategica con i Cinque Stelle”: in pratica i figli di Antonio Gramsci, Palmiro Togliatti, Enrico Berlinguer e Nilde Iotti che diventano culturalmente e politicamente succubi di un branco di scappati di casa, capeggiati da un comico e da un premier improvvisato.
Deve essere sembrato troppo anche al militante più cieco e indottrinato che, preso dallo sconforto, deve aver pensato di aver visto abbastanza per mollare. Ma non aveva visto tutto: la finta occupazione delle sardine andata in scena davanti alla sede nazionale del Partito Democratico stava per abbattersi, come un tragico colpo di grazia. Per chi non avesse visto le immagini, si vedono arrivare Mattia Santori & company accompagnati da un codazzo di fotografi e giornalisti. Poi le foto di rito con le sardine, che mostrano il sacco a pelo davanti alla sede democratica con il portone spalancato, pronto ad accogliere la finta occupazione, “la fiction de sinistra”. Alla faccia dello spontaneismo, delle occupazioni vere e della politica con la P maiuscola.
È andata in scena una pantomima che avrebbe fatto arrossire anche la nuova icona culturale della sinistra zingarettiana, cioè Barbara D’Urso. E così il crepuscolo ha fatto capolino anche sul Nazareno, dimostrando che non deve essere stata una bella trovata quella di inseguire gli apritori di scatolette di tonno e le sardine. La deriva ittica è stata fatale e la nave democratica carica di bugie si è inabissata.
Aggiornato il 11 marzo 2021 alle ore 09:21