“Aridatece er puzzone”: il popolo deluso

Quando penso alla grande, incommensurabile delusione che noi aperturisti stiamo provando nel prendere atto che nulla, se non in peggio, è cambiato sul piano delle restrizioni, mi viene in mente una frase che circolava tra i romani all’indomani della Liberazione dalle truppe d’occupazione tedesche, nell’estate del 1944: “Aridatece er puzzone!”. Ciò, in estrema sintesi, rappresentava la delusione di buona parte del popolo minuto nei riguardi delle tante aspettative che i partiti del Comitato di Liberazione nazionale avevano diffuso, dopo la caduta del ventennale regime fascista. Aspettative che sembravano frustrate da una ondata di piena di opportunismi, gattopardismi, voltagabbanismi e altri “ismi” da sempre patrimonio non proprio esaltante della nostra tradizione unitaria.

Ora, venendo ai “puzzoni” dei nostri giorni, se anche con Mario Draghi nella plancia di comando a dettare la linea continua ad essere un Comitato tecnico scientifico che non ne ha mai azzeccata una, pur avendo come unica ricetta quella di chiuderci in casa, una domanda nasce spontanea: ma allora perché non ci siamo tenuti Giuseppe Conte? D’altro canto, non serve aver raggiunto i massimi livelli della finanza europea, salvando soprattutto l’Italia da una possibile bancarotta, solo per controfirmare gli indigesti Dpcm, suggeriti in toto da una compagine di sconosciuti pseudo-scienziati, con i quali lo stesso Conte ci ha tolto per quasi un anno gran parte delle nostre libertà. Bastava incaricare un notaio, se proprio avessimo voluto disfarci dell’avvocato del popolo, e il giochino infinito delle restrizioni che distruggono l’economia, la socialità e il futuro dei giovani sarebbe proseguito con il medesimo furore sanitario.

Allo stesso modo, in attesa del prossimo “Dpcm d’Egitto”, resta inalterato il grottesco rilancio delle promesse a seguito delle chiusure medesime. Ora stanno per arrivare quelle di Pasqua per salvare l’estate, mentre in estate arriveranno le successive per consentire la riapertura delle scuole, le quali ovviamente poi non riapriranno per salvaguardare il Natale, e avanti senza soluzione di continuità.

E tutto questo all’insegna di un folle, insensato tentativo di fermare un contagio che oramai, con un virus saldamente installatosi nella società umana, serve solo a bloccare ogni forma di esistenza minimamente accettabile, con danni per ora in gran parte ancora invisibili ma decisamente superiori rispetto a quelli provocati dal Sars-Cov-2.

Aggiornato il 12 marzo 2021 alle ore 10:17