
Non raggiungeremo mai un risultato, se continueremo a rimproverarci reciprocamente, senza indagarne la causa, le nostre contraddizioni, le incertezze del nostro agire, gli errori commessi e non riconosciuti. L’intransigenza delle nostre parole, scagliate come pietre contro l’avversario di turno, non fa altro che rendere evidente la riduzione della contesa politica ad una simmetria necessitata, ad una contrapposizione speculare nella quale è ammesso lo scambio dei ruoli, ma non la convergenza e, meno ancora, la condivisione.
Di qui, e non da altro, le riserve su questo o su quell’alleato: com’è possibile che, dopo esserci combattuti fino a ieri, anche da fronti diversi, oggi diciamo le stesse cose e concorriamo al raggiungimento degli stessi obiettivi? Il merito delle questioni soccombe davanti alla bandiera. Questa può cambiare di colore anche più volte al giorno, fino ad esprimere, paradossalmente, la più contraddittoria delle posizioni. Decisivo, però, è che sia sempre di colore diverso da quella degli altri, ridotta a vessillo di una identità senz’anima. Mario Draghi, tutto questo lo sa e, sapendolo, disegnerà una bandiera nella quale tutti, per qualche tempo, potranno dire di riconoscersi, ma che resterà soltanto sua. Fine.
Aggiornato il 08 febbraio 2021 alle ore 09:34