
Se c’è un aspetto positivo, e quasi unanimemente condiviso in questa crisi politica, esso risiede nel sollievo per non dover più assistere allo spettacolo pietoso delle mezze figure impalcate sugli scranni più alti delle istituzioni. E così da domani – a puro titolo di esempio – rinunceremo volentieri alle scenate isteriche del vezzoso Rocco Casalino, sopravvivremo alla mancanza di Alfonso Bonafede, dj Fofò alla Giustizia. Poi Lucia Azzolina smetterà di fare casino con i banchi a rotelle e Luigi Di Maio potrà finalmente terminare la scuola dell’obbligo. Di Danilo Toninelli sentiremo invece la mancanza, perché era un ottimo rimedio per accrescere la nostra autostima quando ci capitava di pensare che eravamo proprio degli idioti. C’è un esercito di mediocri che andrà in soffitta, anche se qualcuno minaccia di uscire dalla porta per ritornare dalla finestra. D’altronde, chi si illudeva che uno come Roberto Fico potesse veramente ricevere un incarico e portarlo a termine almeno una volta nella vita, era veramente fuori dalla realtà. E così anche i cosiddetti “costruttori” sono stati sedotti e abbandonati, lasciati lì nel limbo con la loro cazzuola. In realtà, avranno tutto il tempo di dedicarsi all’edificazione della propria tomba politica, usando come malta il copioso opportunismo di cui dispongono.
Se però non comprendiamo oggi le ragioni profonde del fallimento del Conte bis, non capiremo quali saranno domani i limiti del Governo che Mario Draghi è in procinto di varare. Il Governo Draghi non sarà certo come quello di Mario Monti, perché il compito di quest’ultimo era di risanare per tranquillizzare i mercati, mentre il nuovo Esecutivo ha come mission principale quella di spendere i denari europei per rivitalizzare l’economia. Arriverà anche il momento di restituire quanto elargito da Bruxelles ma, con buona probabilità, Mario Draghi non sarà più a Palazzo Chigi. Ergo, il gioco sporco toccherà ad altri dopo di lui. A differenza dei due governi presieduti da Giuseppe Conte, il nuovo Esecutivo nascerà ovviamente all’insegna dell’indubbia competenza del suo leader, anche se rischia di trasformarsi in una mera debole operazione di facciata se – come mormora qualcuno – ne faranno parte Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e via cazzeggiando. Un Conte ter con a capo un super premier non è proprio una vera operazione di discontinuità, un Governo dei migliori all’insegna dell’unità nazionale. È una marchetta ben presieduta.
Ma la verità è che se qualcuno crede – come nel film Rocky IV – che arrivi “Ivan Draghi” con la faccia truce a pronunciare la celebre frase “io ti spiezzo in due”, beh ha fatto male i conti. Il premier designato non farà miracoli e quindi è bene che nessuno se li aspetti. Mario Draghi è certamente – per esperienza, per competenza, per prestigio, per statura morale e per stabilità emotiva – quanto di meglio l’Italia possa esprimere in questo momento. Ma purtroppo si troverà a dover fare i conti con la vecchia, lenta, borbonica e stantìa macchina dello Stato. Con le sue stanche liturgie: quando pretenderà di voler pronunciare nuovamente la famosa frase “faremo tutto il necessario e credetemi sarà abbastanza”, questa volta sarà costretto a scontrarsi con una serie inenarrabile di lungaggini, che ne smorzeranno l’indubbia capacità realizzativa (commissioni, approvazioni, pareri vincolanti, procedimenti amministrativi, ricorsi, disciplina degli appalti, veti, spole o navette parlamentari, tribunali, indagini, tavoli, contrattazioni, compromessi).
Ma non è tutto: pretendere che questo Governo sia sostenuto in Parlamento da una maggioranza vasta (e non potrebbe essere altrimenti visto che senza pentastar e/o leghisti i numeri languono) equivale a renderlo immobile. Se aderisci al Mes accontenti la sinistra ma scontenti buona parte dei Cinque Stelle e una parte del centrodestra. Se spingi sulle grandi opere, ti perdi una fetta di giallorossi mentre sul Recovery plan potresti perderti pezzi di maggioranza, a seconda di come lo compili. Quello che andiamo dicendo non è teoria: nella pratica, qualche giorno fa, una maggioranza certamente meno eterogenea rispetto a un intero arco parlamentare è implosa per molto meno sugli stessi temi. E cosa succederà quando arriverà il primo barcone a Lampedusa? E sulle pensioni? E sul reddito di cittadinanza? Mario Draghi è un ragazzo diretto e – che piacciano o meno – con le idee chiare. Uno che si è messo contro mezzo mondo, per difendere l’euro dalle speculazioni, guadagnandosi il rispetto di tutti. Sinceramente non ce lo vediamo proprio a contrattare con Lello Ciampolillo, per sapere fino a che punto può spingersi.
Aggiornato il 05 febbraio 2021 alle ore 14:26