La carta Draghi era pronta dal Natale 2019

Fidarsi (di Giuseppe Conte) fu forse un bene per Sergio Mattarella. Non essersi fidati fino in fondo, però, è stato anche meglio. Con il senno di poi, quella inattesa convocazione nel giorno della vigilia di Natale del 2019 di Mario Draghi al Quirinale – notizia che dava ieri in esclusiva l’informatissimo sito sassate.it di Guido Paglia – fu preveggente. E si spiega benissimo alla luce dei fatti successivi. Non c’era ancora stata la pandemia, il governo Conte bis già navigava a vista a pochi mesi dal suo recente insediamento. E Mattarella aveva già capito che non sarebbe durata. Per questo convocò Draghi già un anno e due mesi orsono, ancor prima che la pandemia di Coronavirus diventasse il problema di tutto il mondo. Voleva evidentemente essere certo che, all’occorrenza, questa cosiddetta “gran riserva della Repubblica” all’ultimo non facesse il gran rifiuto. Perché, in effetti, ci vuole coraggio a fare il presidente del Consiglio in Italia, visto che alla fine la Costituzione gli dà meno poteri di quelli di un amministratore di condominio. E intorno deve guardarsi dagli appetiti clientelari e personali dei rappresentanti eletti dalla partitocrazia, che nella Terza Repubblica sono stati anche più cinici e avidi che nella Prima e nella Seconda.

Evidentemente Draghi non deve avere detto di no. E da quel momento il dialogo non si è più interrotto visto che anche pochi giorni fa – nonostante le smentite imbarazzate del Colle alle indiscrezioni trapelate fino a Francesco Verderami sul “Corriere” – il Quirinale a Draghi lo aveva richiamato e messo sulla rampa di lancio.

La fonte del pezzo su sassate.it è attendibile, perché casuale: qualcuno il 24 dicembre 2019 aveva sentito Mario Draghi e i suoi amici e familiari lamentarsi di quell’improvvisa convocazione, in un giorno che da anni soleva trascorrere nel suo casale in campagna, con la famiglia e gli amici più stretti. Fin qui le notizie. Se volessimo anche fare qualche deduzione, si potrebbe pensare che Matteo Renzi questa crisi, nonché il precedente atteggiamento di pressing aggressivo su Conte, non li abbia fatti alla cieca come uno spregiudicato giocatore di poker del tutto indifferente ai destini dell’Italia in un momento di pandemia. Vulgata che passa ogni giorno che Dio manda in terra sui media di Urbano Cairo, specie televisivi, e sul Fatto Quotidiano. Anzi, si potrebbe fare l’illazione che Renzi sapesse di avere le spalle coperte proprio da Mattarella. Che oltre a coltivare i suoi stessi timori – e quelli di decine di milioni di italiani – sulla inettitudine di Conte e del suo staff di Governo (e di quello extra-governativo) doveva bene o male proprio a Renzi la sua elezione al Colle. Elezione che al “Rottamatore” costò la rottura del Patto del Nazareno, con il corollario di non potere più contare su Silvio Berlusconi quando si giocò tutto su quel dannato referendum-sfida. Che poteva benissimo far proporre ad altri, dopo avere incassato la riforma. Senza il conseguente obbligo di dimettersi, a causa dell’inutile personalizzazione mediatica, per salvare appena in parte la faccia. Anche se non le terga.

Una notizia certa e una deduzione di probabile veridicità fanno quindi pensare al fatto che Draghi non arrivi per caso, ma che questa mossa sia stata giustamente preparata prima. Mattarella avrà per l’appunto pensato “di Conte mi fido ora perché mette fuori gioco Matteo Salvini e il populismo. E sposta l’asse del governo a sinistra. Ma chi si fida dei Cinque Stelle?”. E quindi ecco la mossa Draghi: un vero e proprio acquisto da calciomercato della politica da tenere segreto e mettere in campo al momento opportuno. State certi che l’ex presidente della Banca centrale europea (Bce) ha in mente il piano di ripetere la parabola di Carlo Azeglio Ciampi. Prima riparerà quel che si può ancora riparare, dopo due anni di governi composti perlopiù da cialtroni incompetenti e miserabili “impostori”. Poi salverà il salvabile, con una politica espansiva (“whatever it takes”) fatta di defiscalizzazione e di incentivi mirati e non buttati. Infine, se avrà almeno ottenuto “il minimo sindacale”, da Palazzo Chigi traslocherà direttamente al Quirinale. In quel caso non saranno solo le borse ad euforizzarsi, ma buona parte del Paese, che nel frattempo avrà constatato che la sognata “ripresa” – di cui tutti si riempiono la bocca dalla caduta di Berlusconi in poi – finalmente è alle porte.

Aggiornato il 04 febbraio 2021 alle ore 12:01