Spiego a Palamara cosa è il “sistema”

Più volte, nel corso delle interviste da lui rilasciate a giornali e televisioni, Luca Palamara ha fatto ricorso al termine “sistema” allo scopo di imputargli l’origine delle decisioni che poi sarebbero state assunte presso il Consiglio superiore della magistratura, per poi titolare in egual modo il suo libro-intervista da poco in libreria. Tuttavia, quando gli si è chiesto di specificare cosa mai sia questo sistema del quale tanto egli parla e scrive, mi pare non sia riuscito a spiegare in termini sufficientemente chiari di cosa in effetti si tratti. Dico subito che non si tratta di una sorta di entità metafisica, onnisciente e onnipotente, quasi immateriale, come potrebbe anche sembrare conoscendone la forza e le potenzialità; e neppure di un parto della sua fantasia. Il sistema di cui egli parla presenta alcune caratteristiche precise che permettono di individuarlo quale la risultante di forze interne alla magistratura ed anche esterne alla stessa, le quali si combinano fra di loro diversamente in dipendenza del momento politico, di quello storico, di quello personale dei protagonisti che gli danno vita.

La prima caratteristica. Il sistema è composto da uomini in carne ed ossa: magistrati, politici, giornalisti, imprenditori, espressioni istituzionali, realtà economiche e finanziarie. Costoro ne fanno parte a pieno titolo e lo indirizzano verso mete predeterminate, interagendo fra di loro secondo rapporti di forza e conseguenti alleanze o contrapposizioni. Ma attenzione. Non si tratta sempre delle stesse persone nel corso degli anni. Queste possono cambiare periodicamente, a seconda dei ruoli che son chiamate a ricoprire. La seconda. Il sistema è perciò fluido, in quanto si modella sul tempo storico e sulla temperie politica del momento, cercando di volta in volta di raggiungere risultati desiderati e compatibili con i mezzi a disposizione. La terza. Il sistema gode comunque di uno zoccolo duro, costituito dalla matrice ideologica della sinistra radicale interna alla magistratura, che si colloca forse più a sinistra del Partito Democratico, ma che comunque appare non sovrapponibile con la sinistra politica estrema, che è invece libertaria e attenta ai diritti civili. La quarta. Il sistema opera attraverso le correnti della magistratura, che si associano nella Associazione nazionale magistrati, facendone un vero organismo politico, un grande contenitore destinato a proteggere e promuovere gli interessi della corporazione, se occorre anche oltre o contro quelli della intera nazione: una sorta di contropotere. Il primo di questi interessi è il mantenimento di un potere tendenzialmente sottratto ad ogni controllo esterno, ma dotato di una completa autoreferenzialità.

La quinta. Le correnti, confluendo attraverso spregiudicati accordi elettorali, nel Consiglio superiore della magistratura, decidono e controllano la formazione dei corpi deliberativi delle giurisdizioni locali su tutto il territorio nazionale, sulla base di logiche spartitorie e spesso antimeritocratiche, giungendo per tal via perfino a condizionare il merito delle decisioni dei singoli magistrati o dei collegi giudicanti.  La sesta. Il sistema si autotutela in modo spregiudicato, utilizzando mezzi diversi per arginare iniziative governative o parlamentari sgradite alla corporazione dei magistrati: esempio classico, il sorteggio per eleggere i componenti del Consiglio superiore, quanto mai inviso agli stessi e perciò da scongiurare in ogni modo, compito infatti condotto a buon fine. La settima. Il sistema incorpora anche possibili iniziative di singoli magistrati non pienamente in sintonia con la corrente di appartenenza o perfino in rotta di collisione con la stessa, iniziative che possono sortire effetti diversi a seconda di come vengano accolte e recepite da altre correnti. La ottava. Il sistema si compatta allo scopo di reagire in modo unitario quando si senta minacciato dall’esterno da azioni politiche di partiti o di singoli politici: in tal caso le correnti si alleano contro l’avversario, il quale viene posto sotto un riflettore fino a quando qualcosa di utile salta fuori.

La nona. Il sistema non si preoccupa di giungere a condizionare perfino la dimensione legislativa del Parlamento, facendo in modo, attraverso sapienti presenze delegate nei luoghi decisionali determinanti, di indirizzarne le scelte e l’operato in una direzione invece che in un’altra. La decima. Il sistema si rigenera da sé e senza sosta, sempre pronto a sacrificare cinicamente chi si sia eccessivamente esposto per motivazioni diverse, sostituendolo alla svelta con altri più sagace ed accorto. Potrei continuare ma mi fermo qui, temendo di tediare i lettori. Come si vede, si tratta di una sorta di Idra dalle cento teste, pressoché inafferrabile e difficilmente individuabile e perciò temibilissima, senza nome e senza volto: pirandellianamente uno, nessuno e centomila. Riflettete bene. Vi sembrano, quelle sopra indicate, attività lecite?

Aggiornato il 02 febbraio 2021 alle ore 12:58