Se Renzi si accontenta, non gode

In merito alla estenuante crisi di Governo, come ho già avuto modo di sostenere su queste pagine, Matteo Renzi non potrebbe e non dovrebbe accontentarsi di qualche poltrona ministeriale, seppur di peso, consentendo a Giuseppe Conte di insediarsi per la terza volta a Palazzo Chigi. Gran parte della cittadinanza, già di per sé annichilita dalla paura e dalle insensate restrizioni in atto, non credo che apprezzerebbe il putiferio scatenato dal leader di Italia Viva solo per piazzare qualche altro suo valvassore nelle stanze che contano. Renzi per uscire vincitore dalla partita, con qualche possibilità di capitalizzare sul piano dei consensi il suo successo, ha la stringente necessità di intestarsi un forte e chiaro segnale di discontinuità, come alcuni seri analisti politici hanno sottolineato sin dall’inizio della medesima crisi. Ed è evidente che l’unica discontinuità possibile, soprattutto dopo i gravi e ripetuti insuccessi dei suoi due precedenti Esecutivi, non può che riguardare un presidente del Consiglio diverso da Giuseppe Conte. Tutto questo in base ad una logica non scritta della politica la quale, allorché si invochi un drastico cambiamento nell’indirizzo politico di una maggioranza al potere, prevede sempre la sostituzione del comandante in capo.

Dato anche lo scarso appeal elettorale che in questo momento caratterizza Matteo Renzi e il suo piccolo partito, un pur ricco baratto a colpi di ministeri e poltrone di peso, in cambio di un via libera ad un Conte ter, verrebbe interpretato assai negativamente dall’opinione pubblica, sospingendo Italia Viva verso quel vasto cimitero di partiti di belle speranze formatisi a seguito di una scissione. Considerando anche la sciagurata riduzione dei parlamentari realizzata dagli scappati di casa del Movimento 5 Stelle, che oggi si venderebbero pure la madre pur di restare attaccati alla poltrona fino alla scadenza della legislatura, il machiavello fiorentino deve necessariamente puntare in alto, vendendo lo scalpo di Conte onde ottenere la massima visibilità. D’altro canto, quando si viaggia con un consenso che oscilla tra il 2 e il 3 per cento, con tendenza a scendere, per uno spaccamontagne come Renzi ogni occasione è buona per tentare il colpaccio. Quello che invece ci sembra chiaro è che, comunque vada a finire, a nessuno, Renzi compreso, sembra interessare il tema più importante nell’epoca di restrizioni mai sperimentate prima: come ridare la libertà sociale ed economica sottratta agli italiani. Ma questa è tutta un’altra storia.

Aggiornato il 02 febbraio 2021 alle ore 09:11