
Una interessante prospettiva di lettura del libro-intervista di Alessandro Sallusti a Luca Palamara (“Il Sistema. Potere, politica affari: storia segreta della magistratura italiana” edito da Rizzoli).
Al termine della Prima guerra mondiale, a chi gli lo indicava come l’uomo più potente di Francia, Georges Clemenceau rispose: “L’uomo più potente di Francia non sono io. È il Giudice Istruttore”.
Sono gli stessi concetti, disinvoltamente enunciati dall’intervistato (il quale, però, nella proposizione di Clemenceau, farebbe la parte del Giudice Istruttore!), che descrivono una verità inconfutabile nell’Europa continentale e addirittura sacerrima in Italia.
Valeva nella Francia vittoriosa del 1918, vale, ancora di più, oggi, qui.
L’indipendenza della magistratura, nata come garanzia per i cittadini, è diventata un privilegio di alcuni magistrati.
Anzi: l’indipendenza della magistratura, nella sua accezione domestica – magari, un giorno avremo il coraggio di parlarne, in difesa, anche, dei moltissimi magistrati seri – è come i fili dell’alta tensione.
Chi tocca muore.
Aggiornato il 29 gennaio 2021 alle ore 09:54