Giuseppe... stai sereno

Molto spesso le cose della politica sono più semplici di quanto i fluviali commenti di tanti autorevoli commentatori porterebbero a credere. Ciò vale particolarmente per la crisi di Governo aperta dalla defezione del partito di Matteo Renzi. Quest’ultimo, in particolare, non poteva perdere l’occasione per tentare di risalire una china politica che, dai fasti di un consenso stellare, in pochi anni lo ha visto precipitare nell’inferno della marginalità. Una marginalità che, visto anche il carattere piuttosto difficile, in breve tempo lo condannerebbe ad uscire definitivamente dalla scena.

Adottando una strategia simile a quella che lo portò a Palazzo Chigi nel 2016 (in tal senso l’attacco all’Esecutivo attuale, basato su reali, gravissime carenze mostrate durante la pandemia, non è dissimile a quello usata contro il famoso “cacciavite” del premier di allora, Enrico Letta). Ma se allora l’obiettivo del giovane e rampantissimo rottamatore, che in questa veste sembrava in grado di intercettare buona parte del voto di protesta grillino, era mirato alla poltrona più alta del Governo, oggi Renzi si deve accontentare del ruolo di regista, sperando con ciò di ritrovare una parte della perduta centralità politica.

Ed è essenzialmente per questo che il leader di Italia Viva deve necessariamente puntare ad una sostituzione di Giuseppe Conte alla presidenza del Consiglio, dopo esserne stato il suo salvagente politico nell’estate del 2019, favorendo la nascita della strampalata coalizione giallorossa. Qualsiasi altra uscita dalla crisi, elezioni comprese, che per Renzi sarebbero una vera sciagura, egli la considererebbe una sconfitta quasi irrimediabile. Solo intestandosi un sostanziale cambio di passo, che in questa situazione non è proponibile con un Conte ter, il politico fiorentino vincerebbe la sua scommessa. Una scommessa piuttosto azzardata, considerando che l’istinto di sopravvivenza dei peones di tutti i partiti potrebbe alla fine risultare decisivo per tenere a galla il più imbarazzante presidente del Consiglio della storia repubblicana. E ce ne vuole.

Aggiornato il 29 gennaio 2021 alle ore 13:00