Il rimprovero dei figli di papà

Claudio Amendola è uno dei tanti figli di papà, e che papà, i quali, soprattutto in Italia, hanno goduto di una sorta di corsia preferenziale per la loro fortunata carriera nel mondo dello spettacolo, a prescindere dalle loro effettive capacità artistiche. Così va il mondo e non ci si può certamente scandalizzare. E neppure ci possiamo stupire se lo stesso personaggio, pur ammettendo di guadagnare un mucchio di quattrini, si proclama da sempre un fervido sostenitore della sinistra cosiddetta radicale. Quella dura e pura per intenderci. Anche questo ci sta. Ciò che invece non accettiamo in radice, invitando il popolare attore ad approfondire numeri e fatti dell’attuale pandemia, sono i suoi rimproveri generalizzati in merito al prossimo Natale. Rimproveri espressi in diretta televisiva domenica mattina, in collegamento con il programma televisivo “L’Aria di domenica” condotto da Myrta Merlino su La7. In particolare, all’indirizzo di chi considera assurde le chiusure natalizie decise dal Governo giallorosso, Amendola ha dichiarato: “Basta, non ne posso più. Io non ne posso più del cenone di Natale. Ma chi se ne frega. È una volta. State a casa. Quanti siete? Abitate in quattro e fate un Natale in quattro. Ma che è ‘sta roba? Basta. Cospargersi il capo di cenere perché quest’anno non mangeremo i tortellini in brodo tutti insieme e ‘sti cavoli. Mi sembra veramente stupido, continuare a parlarne anche noi. Mi sembra stupido. Basta ragazzi, rimprovero l’Italia intera. Non si parla d’altro. Non ne posso più del Covid-19. Sappiamo tutto del Covid-19. Ha ragione la dottoressa Capua. State a casa, non uscite, il signore Iddio vi accoglierà anche se pregate dallo sgabuzzino di casa”.

Ora, in prima istanza mi sembra che, contrariamente a ciò che egli esprime in modo apodittico, il figlio del grande Ferruccio Amendola sappia ben poco del Sars-Cov-2. Il suo appare come il classico approccio di chi, formandosi le proprie convinzioni in base a ciò che il giornale unico del virus gli propina, ritiene fermamente che il Covid-19, ossia la patologia ad esso associata, sia una malattia mortale. In secondo luogo, entrando nel merito delle stesse misure, che egli evidentemente ritiene fondamentali per evitare l’estinzione del popolo italiano, ci si chiede se il nostro sappia che in Europa solo noi abbiamo adottato una linea così dura, tanto da impedire a milioni di famiglie di ricongiungersi per le tradizionali festività natalizie. Ma il problema, che a questi membri privilegiati della comunità nazionale sembra sfuggire completamente, non può essere certamente ridotto ad una riunione conviviale intorno ad un piatto di tortellini. Anche se, vorrei ricordare al ricco rifondarolo Amendola, per tante persone comuni, che non hanno avuto la fortuna di nascere con la camicia, il Natale, al pari di altre analoghe ricorrenze, fa parte di quel piccolo, personale bagaglio di interessi che contribuiscono a dare un senso allo loro umile e oscura esistenza. Stiamo parlando di legittimo esercizio della nostra libertà costituzionale, caro Claudio Amendola. Esercizio che i Padri costituenti, cosa che tu e molti tuoi compagni avete completamente dimenticato, non hanno assolutamente previsto di sospendere nel caso di una epidemia che colpisce essenzialmente gli immunodepressi, con un tasso di letalità che non arriva allo 0,3 per cento.

Ma non basta. Amendola si richiama implicitamente al concetto di salute ottocentesca che il ministro Roberto Speranza, altro esponente della sinistra radicale, va predicando dall’inizio della pandemia: la salute biologica. Concetto che in tempi non sospetti, come mi segnala un amico di Facebook, è stato completamente rigettato dall’Organizzazione mondiale della sanità con questa lapidaria affermazione: “Per salute si deve intendere lo stato di benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattie o di infermità”. Ecco, per concludere, soprattutto per chi vive in 40 metri quadri in uno dei tanti quartieri dormitorio di una grande città italiana, dopo tutte le durissime restrizioni subìte finora, dobbiamo anche sorbirci le prediche savonarolesche dei figli di papà che abitano in grandi e lussuosi appartamenti? Siamo arrivati al punto che, nonostante le promesse di marinaio espresse dal premier Giuseppe Conte per un Natale con meno restrizioni, non ci è neppure dato di esprimere dubbi e perplessità su questo soffocante regime sanitario? È questa la nuova normalità che i compagni de’ noantri come Amendola ci prospettano, ossia l’assenza di contestazioni? Io personalmente proprio non ci sto.

Aggiornato il 11 dicembre 2020 alle ore 20:54