Il rigoroso disastro del regime sanitario

Secondo i geni che ci comandano a colpi di Dpcm, in merito alla pandemia in atto, saremmo un modello che tutto il mondo ci invidia. Un modello straordinario il quale, come riporta lo studio internazionale “Government response stringency index”, ha ingessato il Paese con le misure più restrittive del pianeta, conseguendo però il maggior numero di morti in rapporto alla popolazione. Evidentemente qualcosa non pare aver proprio funzionato in questa antica patria di santi, poeti, navigatori e novelli Savonarola. Tant’è che nella settimana dal primo al 7 dicembre in Italia sono morti con il Covid-19 8,61 persone per 100mila abitanti, contro le 4,85 della Francia, le 3,85 della Spagna, le 2,8 della Germania e le 2,3 della catastrofica Svezia. Quest’ultima, in particolare con quasi un quarto della nostra mortalità ufficiale, viene ancora dileggiata dalla nostra stampa per le sue aperture, ovviamente dall’alto dei nostri oltre 60mila decessi i quali, naturalmente, il mondo medesimo non ci invidia affatto.

Ora, mi sembra evidente che nel marasma dei nostri numeri, utilizzati da troppi individui senza scrupoli come un’arma di terrorismo di massa, ci sia qualcosa di macroscopico che proprio non va. Anche al netto delle nostre storiche disfunzioni logistiche ed organizzative, l’attuale gap nel tasso di letalità tra l’Italia e altri Stati avanzati non appare comprensibile. Ma lo diventa, provocando la caduta di tanti sprovveduti dal pero, se analizziamo la sconcertante dichiarazione rilasciata dal coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, a Lucia Annunziata, durante il suo ultimo programma di approfondimento politico in onda la domenica pomeriggio su Rai Tre: “Noi siamo rigorosi nel denunciare tutti coloro che muoiono con il Covid e li categorizziamo morti da Covid, per Covid. Comunque, tutti Covid positivi”. Quindi, come disse paradossalmente in primavera qualche medico non allineato alla linea del terrore, anche una persona caduta dal decimo piano e naturalmente deceduta, qualora risultasse positiva al tampone, entrerebbe a far parte della assurda contabilità messa in atto dai citati geni del regime sanitario.

Allora se adottassimo la stessa metodologia per il virus del raffreddore, parente stretto del Sars-Cov-2, ogni anno saremmo costretti a piangere decine di migliaia di morti a causa del raffreddore medesimo, adottando magari le stesse folli restrizioni che stanno uccidendo il Paese? Perché, dal momento che abbiamo deciso di focalizzare l’intera nostra esistenza intorno alla trasmissione di un virus che nel 95 per cento dei casi non viene quasi avvertito da chi lo contrae, tutto è possibile in queste lande desolate. Oramai, anche grazie al rigoroso conteggio di cui si vanta Miozzo, abbiamo talmente impaurito gran parte della popolazione, che il buon senso e la ragionevolezza sono stati sostituiti da un sanissimo terror panico che porta quasi il 60 per cento dei nostri concittadini, secondo l’ultimo agghiacciante rapporto annuale del Censis, a rinunciare alla propria libertà personale in cambio della (assai presunta) tutela della salute pubblica.

Cari signori del Governo e del Comitato tecnico scientifico, se aveste usato lo stesso rigore nello spiegare dall’inizio che i morti per causa diretta da Covid-19 erano una molto esigua minoranza e che solo chi era sostanzialmente immunodepresso rischiava la vita, e per questo doveva essere protetto con misure speciali al contrario dei sani, forse oggi non ci troveremmo alle prese con un Paese follemente impaurito,  economicamente in ginocchio e sempre più privo di serie prospettive di ripresa.

Aggiornato il 10 dicembre 2020 alle ore 13:16