La prima della Scala usata per la propaganda filo-pandemica

Questo sarebbe stato veramente l’anno giusto per recarsi davanti alla Scala e lanciare uova a iosa. Se solo ci fosse stato un pubblico cui tirarle. Invece siccome c’è la pandemia, che tutti i cervelli si porta via, qualcuno ha pensato bene di allestire uno spettacolo a metà tra il propagandistico anti (o sotto sotto “filo”?) pandemia per Giuseppe Conte e Rocco Casalino, il politically correct del #metoo e un teche teche tè di spezzoni d’opera.

Una cosa “da menaje”, come si direbbe nella Capitale. Meglio allora, per una volta, persino il Teatro dell’Opera di Roma che almeno sabato ha trasmesso via Radio Tre Rai un onesto Barbiere di Siviglia senza inventarsi idiozie e, soprattutto, senza strizzare l’occhio al Governo. Se a questo servilismo si riduce la cultura e segnatamente l’opera, allora non venga poi a chiedere sussidi. Si continui piuttosto a “prostituire” – come ha fatto il giorno di Sant’Ambrogio – all’angolo della strada. Farà più soldi.

Aggiornato il 08 dicembre 2020 alle ore 10:54