Passeremo il Natale in un immenso gulag

Fa molto bene l’amico Nicola Porro, nelle sue seguitissime “zuppe”, a sottolineare che la maggioranza degli italiani ritengono giuste le misure restrittive del Governo giallorosso. A conferma di ciò, egli cita un sondaggio realizzato da Alessandra Ghisleri – in cui quest’ultima, vestendo i panni della moralista, considera responsabili i cittadini che appoggiano tali misure – secondo il quale il 66 per cento degli intervistati condividono l’impressionante sequela di divieti natalizi, mentre un altro 15 per cento verrebbe addirittura rinchiuderci in casa, così come avvenuto nella primavera scorsa. Tuttavia, il problema di fondo è che questa massa di sprovveduti, al netto delle tifoserie politiche dei partiti al potere, le quali assumono le loro idee proprio per partito preso, sono stati oggetto di una colossale manipolazione collettiva. Manipolazione che, considerando il nostro primato mondiale in fatto di analfabetismo funzionale, potrebbe somigliare ad una sorta di gigantesca circonvenzione di incapace a danno di milioni di sprovveduti.  

Ovviamente, tengo a precisare, una simile operazione non è stata assolutamente preparata a tavolino da un consorzio di complottisti. Essa si è, al contrario, venuta spontaneamente realizzando quando, man mano che la pandemia del Sars-Cov-2 avanzava, sulla linea catastrofista si è formata una crescente convergenza di interessi politici, giornalistici e professionali. Da qui, dopo una primissima fase nella quale sembrava prevalere la ragionevolezza, siamo gradualmente scivolati verso l’inferno di una comunicazione terrorizzante che ha praticamente annichilito il senso critico della maggioranza degli italiani. In estrema sintesi, tutto ciò ha indotto, senza che il concetto sia mai stato espresso esplicitamente in questi termini, moltissimi individui a credere che il Covid-19 fosse una malattia mortale, quando in realtà i dati ci dicono da tempo che essa uccide sostanzialmente le persone fragili con scarsa risposta immunitaria. Tanto è vero che il 99,7 per cento degli infettati sopravvive.

Secondo il dizionario Treccani la malattia mortale è una patologia “che ha per lo più esito mortale”. Ora, considerando che su circa 50mila decessi solo 585 persone avevano meno di 50 anni, quasi tutti con 3 o 4 patologie gravi pregresse, davvero possiamo dire che il Covid-19 sia una malattia mortale? Eppure, ciò pensano tanti, troppi italiani, fornendo un formidabile puntello politico a chi ci ha tolto da quasi un anno le principali libertà costituzionali, trasformando il Paese in un immenso gulag in occasione delle festività più importanti dell’anno. Un immenso gulag irregimentato da una serie impressionante di restrizioni demenziali, come quella di impedire a chi vive solo a poca distanza dai parenti di riunirsi a Natale, dal momento che Giuseppe Conte e compagni hanno decretato l’inviolabilità dei confini comunali. Non c’è nessuna ragione plausibile che possa giustificare questa ed altre, tanto stupide quanto agghiaccianti, compressioni delle libertà. Nessuna ragione per impedire la Messa di mezzanotte; nessuna ragione per consentire il pranzo nei ristoranti e non la cena; nessuna ragione plausibile, infine, per distruggere, dopo aver imposto loro costosi e complicatissimi protocolli, intere categorie produttive, operanti soprattutto nel turismo e nella ristorazione. Milioni di disgraziati che passeranno un Natale d’inferno non per il Coronavirus, bensì a causa di un sistema che in breve tempo, da una democrazia parlamentare, si è tramutato in una insensata dittatura sanitaria.

Aggiornato il 08 dicembre 2020 alle ore 09:49