Diffamazione a mezzo stampa della Svezia

Il compito dell’informazione, come dice la parola, è informare. Se vivessimo in un Paese civile, e non in una landa desolata dominata dalla mistificazione propagandistica di tutte le risme, il famoso signor di Lapalisse si rivolterebbe nella tomba. Purtroppo, in maniera particolare in questa concitata fase dominata dal terror panico virale, non facciamo altro che registrare una quotidiana tempesta di bubbole, tese soprattutto a giustificare le nostre durissime misure per contrastare il Sars-Cov-2. Misure che, come più volte sottolineato, non sembrano distinguere l’Italia sul piano dei risultati rispetto a Paesi che hanno chiuso poco o non hanno chiuso affatto, come la tanto bistrattata Svezia. Tant’è che alcuni mesi addietro autorevoli esponenti del più grande Stato scandinavo hanno ufficialmente protestato con l’Italia, lamentando una campagna stampa fuorviante in merito al reale andamento della pandemia nel loro Paese. Ebbene, è bastato un articolo pubblicato dal quotidiano inglese The Guardian – articolo in verità assai meno allarmistico rispetto alle catastrofiche sintesi riportate da molti giornali italiani – per scatenare una seconda ondata di titoloni e giudizi lapidari in merito al presunto baratro sanitario in cui la Svezia starebbe precipitando.

Ovviamente, conoscendo i miei polli, mi sono andato a ricercare i numeri aggiornati per effettuare un raffronto con quelli italiani, onde evitare di farmi travolgere, al pari di moltissimi analfabeti funzionali che popolano queste lande desolate, dalle classiche valutazioni emozionali che tanto piacciono ai maestri dell’informazione del terrore. Ebbene, così come puntualmente pubblicato nel blog del mio prezioso amico Silvano Silvi, il confronto tra Italia e Svezia appare a dir poco imbarazzante per noi. Infatti, al 13 novembre c’erano nel Paese scandinavo 131 persone in terapia intensiva – il 22 per cento dei posti disponibili – mentre in Italia se ne registravano 3.230, il 45 per cento della capienza.

Ma è sul dato tragico dei decessi che il gap diventa impressionante. Se all’inizio di questa seconda ondata il tasso di mortalità risultava leggermente a favore della Svezia, attualmente si è aperta una voragine, dal momento che lo Stato nordico registra mediamente meno di una decina di decessi al giorno. In pratica, al 14 novembre risultavano morti col Covid-19 6.164 svedesi, ovvero 598 per milione di abitanti. L’Italia, ahinoi, ne contava già 45.229, cioè ben 748 per milione di abitanti. Ergo, prendendo per buone le summenzionate sintesi giornalistiche, se la Svezia è “stata travolta dalla seconda ondata” – così come riportano in fotocopia decine e decine di testate – l’Italia degli arresti domiciliari di massa si troverebbe già nell’oltretomba del collasso sanitario.

In realtà, come accennato all’inizio, ogni regime illiberale che si rispetti ha al suo servizio, quasi per osmosi, il suo esercito di propagandisti dell’informazione i quali, come le banderuole, seguono sempre la direzione del vento. Vento che in questo caso spira nel senso di una dittatura sanitaria, a mio avviso raccapricciante, la quale impone chiusure e obblighi di stampo medievale e che, proprio per giustificare ciò, tende a demonizzare i vari governi nazionali che, come accaduto nella civilissima Svezia, si sono limitate ad impartire molte raccomandazioni, evitando di trattare i propri concittadini alla stregua di sudditi irresponsabili da rieducare col bastone della legge. D’altro canto, in un mondo in cui vige un pensiero unico chiunque se ne discosti, foss’anche una delle più avanzate e pacifiche comunità del pianeta, viene bollato come eretico. In questo caso a mezzo stampa.

Aggiornato il 17 novembre 2020 alle ore 10:13