Le decisioni assurde del Governo

Propongo un esperimento mentale, allo scopo di meglio intendere le assurde scelte del Governo – e di alcuni altri governi europei – in tema di pandemia. Ipotizziamo che nel mar Mediterraneo solchino le acque cento navi contenenti beni essenziali per le popolazioni che abitano i luoghi ove sorgono i porti di loro destinazione: derrate alimentari, grano, medicine, petrolio e così via. Ipotizziamo ancora che soltanto cinque di queste cento navi abbiano una loro caratteristica che le diversifica dalle altre novantacinque e cioè che mentre queste portano in coperta una miccia sempre accesa, quelle portano un esplosivo sensibile a quella miccia: e precisamente quattro navi una dose limitata di esplosivo, non pericolosa, e una invece una quantità notevole, pronta ad esplodere producendo molti danni. Si tratta dunque di evitare che le micce delle novantacinque navi possano far esplodere le altre cinque, quattro con danni limitati e una con grandi danni: va detto tuttavia che queste cinque navi sono conosciute, vale a dire si sa quali siano, sono perfettamente identificate. Ebbene, il Grande ammiragliato – incaricato di governare la navigazione – decide di varare una soluzione molto semplice quanto efficace a tale scopo: bloccare tutte le navi, ciascuno in un porto diverso, lontana l’una dall’altra e per un tempo indefinito.  Ovviamente, ciò significherà che le popolazioni non riceveranno nulla dei beni essenziali che attendevano via mare, ma non c’è nulla da fare: dovranno adattarsi. Come giudicare la decisione dei governanti? Male, malissimo. Infatti, condannano alla indigenza milioni di persone, per timore dell’esplosione di cinque navi, peraltro ben identificate. Eppure, un’altra decisione ben sarebbe possibile, senza recare danno alcuno alle popolazioni. Basterebbe condurre le cinque navi in un porto lontano e sicuro, irraggiungibile da tutte le altre navi, le quali potranno perciò in tutta sicurezza continuare a navigare, portando alle popolazioni il necessario per vivere. Vogliamo uscire fuori da questa metafora?

Il Governo sa benissimo che dei sessanta milioni di italiani – nella metafora le cento navi – le fasce davvero a rischio per la pandemia sono rappresentate dalle persone anziane – dagli ottant’anni in poi – e da coloro che soffrono già di una o più serie patologie: reputiamo il tre o quattro per cento della popolazione. Basterebbe dunque cercare di isolare queste persone, di cui solo una piccola parte a rischio di decesso – nella metafora le cinque navi – preservandole dal contatto quotidiano con tutte le altre. Come? Impiegando il denaro letteralmente buttato via con banchi a rotelle e monopattini elettrici, nonché buona parte di quello necessario a “ristorare” intere categorie di esseri umani rovinati dalle chiusure dovute alla pandemia. Immaginate solo per un momento. Costoro invitati a starsene a casa per alcune settimane o, se impossibile, alloggiate a spese dello Stato in un luogo sicuro, cosa che avrebbe comportato una spesa di gran lunga inferiore a quella che invece bisogna ora sopportare. Non solo. Tutti gli altri liberi, liberissimi, di lavorare, di spostarsi, di andare in vacanza, di vivere insomma. Invece, cosa fa il Governo? Blocca tutti a casa, chiude imprese piccole e grandi, tiene a casa gli studenti: per tornare alla metafora, blocca nei porti le cento navi, incurante dei danni irreversibili causati a tutti. Una vera follia!

Aggiornato il 17 novembre 2020 alle ore 09:47