
Non commento mai vicende giudiziarie in corso. Aggiungo che non impalcarsi a censore – specie per chi osserva dal buco della serratura frattaglie di atti di indagine selezionate da chissà chi – dovrebbe essere buona norma in ogni caso. Ma la lettura diffusa di giornali e social imposta dall’ozio forzato della zona rossa mi rende impellente una riflessione. I cambi di curva tra garantisti e forcaioli a seconda di chi sia l’accusato oltre che goffi, sono letteralmente osceni; in particolare in una legislatura nella quale per compiacere l’ottusità manettara dei grillini si sono approvate norme che avrebbero fatto impallidire Pol Pot.
Anzi, a dirla tutta – sono tra i non molti che possono permetterselo, l’abito del garantista lo indosso da un bel po’ di tempo e, soprattutto, senza cambi di stagione – l’ipocrisia della difesa delle garanzie, dello Stato di diritto, della presunzione di innocenza solo in favore dei “compagnucci della parrocchietta” mi infastidisce persino più dell’ottuso giustizialismo di un Alessandro Di Battista qualunque. Sarà che, se proprio devo, tra chi ha una doppia morale e chi non ne ha nessuna scelgo i secondi.
Aggiornato il 16 novembre 2020 alle ore 10:41