Bicefalismo partenopeo
Il presidente della Campania e il sindaco di Napoli, che grosso modo governa metà regione, sono ammirevoli sotto più d’un profilo. Vincenzo De Luca e Luigi De Magistris non sono riusciti, dopo anni di convivenza, ad accordarsi sul regolamento dei reciproci confini politici. L’uno appartiene formalmente al Partito Democratico; l’altro al Partito di vattelappesca. Entrambi molto napoletani. Non sempre nel significato migliore. Eppure, o forse perciò proprio, molto votati: De Luca di più, De Magistris meno. Il presidente inclina al campanocentrismo, mentre il sindaco ha proiezione nazionale, perfino mediterranea. Amano entrambi insultarsi reciprocamente in modo obliquo, senza mai citarsi. Quello che pensano l’uno dell’altro è pubblicamente indicibile. Lo confidano solo agli amici, che però, di confidenza in confidenza, lo propalano a tutti, come insegna Alessandro Manzoni sui segreti. Così tutta la città ne parla, e non solo. Infatti, la loro ribalta non è il teatrino delle marionette o di Pulcinella, ma l’intera penisola. Isole comprese, ovvio.
De Luca, prima un leader da tubo catodico, poi da web. De Magistris, arruffapopolo in cachemire, salottiero da talk show. A studiarli bene, i loro pensieri non rivelano precise ideologie compiute, sicché possano delinearsene marcate differenze politiche. Piuttosto se ne ricava un variopinto distillato di umori intrisi di folclore locale. Anche i loro seguaci somigliano più a tifosi che a estimatori. Osservando le loro mosse è facilissimo prevedere le contromosse. Ciascuno dice l’opposto dell’altro. Se De Luca “posta” su Facebook che Capri è visibile all’orizzonte, De Magistris twitta che la baia di Napoli è immersa nella nebbia. Sono tipi così.
Il presidente della Regione Campania viene irriso dagli avversari perché a costoro appare più un comico che un politico, per giunta messo alla berlina da caricature irriverenti che lo rappresentano come una sorta di “pazzariello”. Il sindaco invece suscita un qual benevolo compatimento per certe sue gradassate tra il politico e il giudiziario, essendo stato un magistrato controverso secondo alcuni e lottatore per la giustizia secondo altri, a cominciare da lui stesso. Facendosi inquadrare davanti alla classica foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino appaiati, forse mira ad un subliminale accreditamento professionale, tanto ingenuo quanto prematuro. Al momento, infatti, non consta la reciproca, cioè che quegli eroi siedano in paradiso con il ritratto di De Magistris alle spalle, appeso tra San Giovanni e San Paolo che rendono omaggio ai due martiri della legge.
Aggiornato il 16 novembre 2020 alle ore 09:48