Il virus che manda in rianimazione la democrazia

Coloro i quali hanno la pazienza di leggere i miei interventi su “L’Opinione” sapranno che non sono mai stato un tifoso di Donald Trump, avversando soprattutto la sua illiberale politica commerciale. Tuttavia, per il coraggio dimostrato nei confronti del pensiero unico sul Covid-19, il quale sembra aver fatto regredire l’Occidente di parecchi secoli, se fossi stato un cittadino statunitense lo avrei convintamente votato. La sua visione ottimistica, che ha fatto grande il suo Paese, pur con qualche caduta di stile, mi risulta ben più fruttuosa della linea mortifera di Joseph Robinette Biden Junior, detto Joe. Un presidente neoeletto della più grande potenza mondiale che sogna, al pari dei nostri politici al Governo, di imbavagliare per un lungo tempo i suoi concittadini, chiudendoli in casa a tutela di una miserrima esistenza puramente biologica.

D’altro canto, lo scotto che si paga nelle nostre traballanti democrazie rifiutando di appiattirsi sulla nuova religione che predica un virus sterminatore, sebbene il 96 per cento di chi lo incontra, male che vada, se la cava con sintomi lievi, è letale per il proprio consenso. Tant’è che, come testimoniato da tutti i sondaggi realizzati prima del Coronavirus, lo stesso Trump viaggiava spedito verso una quasi certa rielezione. In questo senso, possiamo sostenere con buoni argomenti che non il Covid-19, bensì il delirio collettivo che lo sta accompagnando rappresenta un elemento di grave alterazione in molti sistemi democratici del mondo avanzato. Un elemento in grado, per l’appunto, di intervenire pesantemente sul risultato della più importante elezione del globo. Ed è proprio per questo motivo che, ad esempio, Emmanuel Macron, da spavaldo assertore di una linea politica aperturista, sostenendo ai primi di ottobre che il lockdown è misura medievale, si è affrettato a chiudere la Francia per non perdere ulteriore consenso. Tant’è che anche in Italia le opposizioni, per timore di essere accusati di essere alleati del virus dal “consorzio del terrore” che regge il Paese, nei confronti delle impressionanti misure liberticide che stanno soffocando la parte più attiva della società, si sono limitati a qualche sporadica sortita. Ciò, in estrema sintesi, ha creato in Italia e altrove una irreale condizione politica per la quale chi governa cerca in tutti i modi di cavalcare il terrore che, come da noi, egli stesso ha contribuito a generare; mentre chi si trova all’opposizione sembra quasi costretto ad essere ancor più realista del re, eventualmente invocando ulteriori restrizioni, se non vuole perdere il voto di quella maggioritaria componente di confusi, disinformati e paranoici di ritorno.

Da questo punto di vista, lo diciamo con estrema preoccupazione, il Sars-Cov-2, al di là degli aspetti squisitamente sanitari che, ovviamente, necessitano del massimo impegno di tutti, pare che stia creando enormi problemi alle nostre democrazie liberali, mandandole letteralmente in rianimazione tanto sul piano costituzionale che su quello più squisitamente politico. C’è solo da sperare che questo incubo finisca presto.

Aggiornato il 10 novembre 2020 alle ore 09:58