Iniziamo col dire che il premier Giuseppe Conte ed il ministro della Salute, Roberto Speranza, non capiscono nulla d’economia come di sanità (come del resto tutto il Governo), quindi pendono da pareri e consigli di virologi, scienziati ed economisti vari. Anzi, seguono pedissequamente ed alla lettera ogni rumoreggiamento che provenga da ambienti accademici. In previsione di un nuovo lockdown, anche seppur parziale, l’inquilino di palazzo Chigi ha annunciato ristori a tutte le categorie prive di contratto col pubblico impiego ma titolari di partita Iva in vari settori, dalla ristorazione al commercio passando per l’artigianato e le discoteche. Ristori per decine di miliardi che, in alcuni casi, potrebbero raggiungere il 400 per cento del mancato fatturato (settori di intrattenimento turistico e discoteche). A questa notizia, ci viene riferito sarebbe piombato il gelo del mondo accademico sul Governo, perché secondo gli scienziati la moneta è da sempre il primo fattore che spinge la mobilità umana: ovvero chi è senza soldi si rifugia nel proprio antro domestico, quasi si nasconde.
Portabandiera e volto televisivo di questo severo mondo accademico è il professor Massimo Galli dell’Istituto Sacco di Milano. Ora Giuseppe Conte è letteralmente in un cul de sac, da un lato ha annunciato soldi a pioggia per la gente e dall’altro non vorrebbe scontentare quell’autorevole salotto che chiede “italiani a casa e senza soldi almeno fino a gennaio 2021”. Ma non è la sola richiesta degli scienziati, infatti già da settembre avrebbero chiesto al premier ed al competente ministro delle Infrastrutture (Paola de Micheli) il “blocco dei vettori”, ovvero lo stop generale del trasporto pubblico, e perché il principale vettore di contagio sarebbe stato mondialmente individuato in bus, metro, treni ed aerei. Sappiamo bene che, in città come Roma sarebbe anche l’occasione per mettere finalmente a norma europea il trasporto pubblico, già segnalato in più occasioni come fuorilegge: ma la “sindaca” (obbrobrio grammaticale) Virginia Raggi preferirebbe non inimicarsi il voto delle periferie, che si ribellerebbero ad un “tutti a piedi” per combattere il virus e mettere a norma Ue i vettori di trasporto. Invece in città come Milano (nel nord in genere) dove il trasporto pubblico è a norma Ue al pari di Berlino, Parigi ed Amsterdam, i sindaci stanno ragionando sulla sola opzione di un lockdown dei trasporti per arginare il contagio. Del resto, gli studi hanno dimostrato che, per ogni patogeno umano (oltre ovviamente al Coronavirus) l’80 per cento dei contagi avverrebbe sui mezzi pubblici: l’acme del contagio sul trasporto pubblico verrebbe toccato nelle popolose città dell’India e dell’Indocina.
Ne consegue che, più che un lockdown, qualora si volesse arginare un eventuale contagio, servirebbe bloccare i mezzi di trasporto collettivi. Del resto, leggendo tra le righe la ricetta cinese si scopre che, nel popoloso Paese orientale hanno mandato al lavoro a piedi ed in bicicletta tutti i cittadini. La ricetta cinese non è stata fermare il lavoro ma bloccare i vettori pubblici di trasporto. Questo lo si sapeva già dalle passate esperienze influenzali: il 90 per cento della diffusione del contagio influenzale è sempre avvenuta in autobus e metropolitane. Detto questo, ora Conte è davvero in mezzo al guado, e perché da un lato ha promesso soldi a pioggia a dall’altro non vorrebbe scontentare i sommi sacerdoti della scienza, che vorrebbero gli italiani relegati in casa e senza soldi. Non è certo un mistero che potrebbero essere le idee degli accademici, abbondantemente propalate in tivù, ad aizzare la piazza contro i detentori del potere.
Del resto, che la velocità di circolazione della moneta sia direttamente proporzionale alla mobilità umana, è noto sin dall’antica Roma: è stato il sesterzio a spingere gli antichi sino alla Muraglia cinese. Ma volgarizziamo per chi all’asciutto: la velocità di circolazione della moneta (mondialmente calcolata come “velocità della moneta”) è la frequenza media con cui l’unità di moneta è spesa in uno specifico periodo di tempo: tale concetto mette in relazione le dimensioni dell’attività economica con una data offerta di moneta, e questi dati dimostrano come la mobilità commerciale umana aumenti con l’aumentare del volume di moneta e con la sua maggiore circolazione. Questo rapporto è stato solo in parte scalfito dall’entrata in gioco delle monete elettroniche e degli acquisti online, perché è insito nell’animo umano il contatto diretto con la qualità e l’apprezzamento merceologico dei beni, nonché la trattativa diretta sul prezzo d’acquisto: per dirla in parole povere, il mercato è alla base della socializzazione commerciale, la trattativa è umana perché l’uomo è un animale sociale.
La debolezza di questo Governo è tutta nel fatto che, la scienza biologica vorrebbe invadere il campo di quella economica, sociologica ed umanistica in senso lato. Che ora i virologi vengano a dirci sarebbe opportuno mandarci a casa e senza soldi (perché i soldi in tasca spingono ad uscire e spendere) sa tanto di suggerimento scollegato dal contesto sociale. Questo accade perché gli accademici ricevono ogni fine mese il loro bello stipendio (tutto in moneta elettronica) e poco sanno di come si tiri la carretta facendo l’agricoltore, il fruttivendolo, il meccanico, il carrozziere, il commerciante, il ristoratore. Il pronostico è semplice, l’italiano chiuso in casa e senza soldi sarà foriero di guerra civile, e non basteranno le etichette di Luciana Lamorgese (ministro dell’Interno) a frantumare il fronte della guerriglia urbana. Sappiamo che lo Stato non escluderà misure estreme. Del resto, Fiorenzo Bava Beccaris è stato regio prefetto di Milano circa centoventi anni prima di Luciana Lamorgese.
Aggiornato il 30 ottobre 2020 alle ore 10:24