La dittatura sanitaria

Soprattutto per ciò che concerne le attività pubbliche di massa, stiamo vivendo sotto la mannaia di una surreale dittatura sanitaria. Il meccanismo con cui la politica ha di fatto abdicato al suo ruolo, affidando ai vari comitati tecnico-scientifici sparsi nel Paese il compito di decidere, è piuttosto semplice da spiegare: chi governa, per timore che i suoi oppositori interni ed esterni possano sfruttare l’epidemia di coronavirus come un’arma puntata contro di lui, si affida al parere onnipotente di questi comitati di oscuri personaggi che nessuno ha eletto, scaricando su costoro la responsabilità finale delle scelte adottate.

Ciò che sta avvenendo nella mia regione d’elezione, la verde Umbria, appare come un formidabile caso di scuola, dal momento che nei mesi autunnali si svolgono alcune importanti manifestazioni, di cui alcune di carattere internazionale, come l’Eurochocolate. Ma procediamo per ordine.

Già nel mese di settembre, dopo un lungo tira e molla, si è deciso di non autorizzare la tradizionale Marcia della pace da Perugia ad Assisi, sempre sulla scorta del parere negativo dato dal Comitato tecnico-scientifico regionale. Al suo posto l’11 ottobre, data prevista per la manifestazione, si svolgerà una ridicola catena umana, che vedrà le persone unite le une dalle altre con un filo, purché si rispetti una distanza di almeno due metri (una distanza doppia rispetto a quella indicata a suo tempo dal comitato tecnico-scientifico nazionale).

Nel frattempo sempre a Perugia avrebbero dovuto iniziare i tanto attesi, particolarmente dai più giovani, Baracconi, ossia una sorta di luna park itinerante che tutti gli anni si svolge per circa due mesi nel capoluogo umbro. In questo caso il sindaco di centrodestra, Andrea Romizi, aveva inizialmente dato l’ok agli operatori, i quali appartengono ad una categoria già duramente colpita dalle misure anticoronavirus. Ma poi, terrorizzato dal parere negativo del Cts regionale, Romizi ha fatto dietro front, sostenendo che l’evoluzione del Covid-19 non consentiva lo svolgimento della manifestazione. Per la cronaca in tutta l’Umbria si registrano poche decine di nuovi contagi ogni giorno, mentre negli ultimi due mesi i decessi, la cui causa primaria è tutta da vedere, si contano sulle dita di una mano.

Tuttavia il colpo più duro, anche sul piano del ritorno economico, sembra che arriverà dal sempre più probabile annullamento della succitata Eurochocolate, che si sarebbe dovuta svolgere dal 16 a 25 ottobre. Anche in questo caso il ripetuto semaforo rosso esposto dai presunti garanti della salute pubblica pare aver convinto le autorità locali a esprimere l’ennesimo divieto. Di importante resta ancora la Fiera dei morti, imponente mercatino novembrino che richiama decine di migliaia di persone da tutto il Centro Italia. Ma se tanto mi dà tanto, è assai probabile che pure questo importante evento commerciale, di grande tradizione per la società umbra, salterà.

Tutto questo ha ovviamente generato molte proteste, in particolare da parte delle organizzazioni imprenditoriali e sindacali. A tale proposito mi è parsa molto significativa la dura presa di posizione di Francesco Ferroni, rappresentante della Cisl: “Nessuno contesta la difficoltà di dover prendere decisioni di questa portata, ci sembrava che l’impostazione, anche nazionale, fosse quella di non tornare a chiudere le città ma lavorare per “convivere” con questa complicata situazione. L’impoverimento che ha causato la pandemia rischia, a detta di tutti, di essere più dannoso della malattia stessa”.

Dannosa certamente per l’economia del sistema Paese nel suo complesso, con il quale ricordiamo si finanzia la sanità pubblica, ma non per il consenso politico di chi sembra letteralmente terrorizzato dall’idea di passare per alleato del Covid-19, adottando una ragionevole linea aperturista.

A questo punto, dal momento che il Sars-Cov-2 si è stabilmente installato nella comunità umana, determinando peraltro una problematica sanitaria in rapida attenuazione, non si comprende la necessità di continuare ad eleggere i nostri democratici rappresentanti. Visto che questi ultimi non sanno far altro che nascondersi dietro le deliberazioni dei vari Cts, mandiamoli a casa a tempo indeterminato e facciamoci governare da chi osserva il mondo dalla ristrettissima angolazione di un microscopio. Povera Italia!

Aggiornato il 07 ottobre 2020 alle ore 10:11