Che fino ad ora i dati sull’affluenza confermino la voglia dei cittadini alla partecipazione è positivo, meno lo è tirare per la giacca questi dati per suggestionare le persone che ancora non hanno votato visto che i seggi chiuderanno alle 15. Per noi l’affluenza dovrebbe sempre essere la massima possibile, il voto, è il momento più alto della democrazia e l’assenteismo è il suo contrario, tanto è vero che la stessa possibilità legittima di astenersi è figlia della democrazia perché nelle dittature o non si vota oppure c’è un partito solo. Tutto questo per dire che al primo punto dei pensieri elettorali personali, dovrebbe esserci la tutela del voto pluralista, libero e della democrazia che seppure perfettibile, come diceva Winston Churchill, resta il sistema migliore che ci sia. Ecco perché per noi l’affluenza dovrebbe sempre essere la più ampia, per non dire che decidere di non votare significa anche lasciare nelle mani di chi invece vota, il nostro destino politico e istituzionale, visto che alla fine c’è sempre qualcuno che vince e che governa. Dopodiché, non v’è dubbio che la partecipazione notevole, anche se i dati finali dell’affluenza li sapremo dopo le 15, visto il clima di paura da Covid che si è creato, sia un elemento di fiducia confortante e positivo.
Quello che invece è meno confortante, anzi per dirla tutta è disarmante è la scarsa conoscenza e in troppi casi ancora, l’ignoranza totale del dettato costituzionale, in particolare degli articoli sui poteri del capo dello Stato. Nella vulgata c’è la convinzione che in presenza di una maggioranza parlamentare purchessia il presidente della Repubblica abbia l’obbligo, ripetiamo l’obbligo, di non sciogliere le camere, ebbene non è così, perché la facoltà del capo dello stato di indire nuove elezioni, non solo è ampia nelle motivazioni ma viene presa in assoluta autonomia e in modo inappellabile. Tanto è vero che in punta di diritto costituzionale anche a settembre dell’anno scorso dopo la crisi aperta da Matteo Salvini, se il capo dello stato non si fosse persuaso della capacità, dell’armonia, dell’unità dichiarata dai giallorossi a guidare il paese, avrebbe potuto sciogliere le camere e portare gli italiani al voto senza il minimo dubbio e il minimo contrasto con la Carta. Per non parlare del precedente molto importante del 1994 quando Oscar Luigi Scalfaro decise di firmare lo scioglimento delle camere anche in presenza di un governo sostenuto da una maggioranza, perché quest’ultima oramai cozzava palesemente contro la volontà elettorale dei cittadini ripetutamente espressa e manifesta.
Nel 1994 Scalfaro si era chiaramente reso conto che la realtà del paese non era più in sintonia con la maggioranza a sostegno dell’esecutivo, come a dire il Parlamento da una parte e la grande prevalenza degli elettori dall’altra e visto che la Carta assegna la sovranità alla volontà popolare, sciolse il Parlamento e si tornò a votare. Questo precedente è stato a lungo oggetto di dibattito fra costituzionalisti autorevoli e famosi, col risultato peraltro scontato che Scalfaro operò nel pieno rispetto della costituzione e delle sue prerogative, articolo 88, dunque una volta per tutte ci si tolga dalla testa che basti una maggioranza per impedire che si torni alle urne. Certo non v’è dubbio che in queste valutazioni esclusivamente riservate al Capo dello Stato, entrino in gioco una quantità di riflessioni, consultazioni, persuasioni, di carattere strettamente personale, ed è proprio per questo che il presidente non può subire obblighi a prescindere, ma dall’alto del suo magistero nel rispetto del dettato, per scienza e coscienza decide in autonomia assoluta. Tutto ciò lo scriviamo perché in queste ore di attesa dei risultati che arriveranno dal pomeriggio in poi, è in corso tra le gente, gli elettori, la domanda di cosa potrebbe accadere se il centrodestra facesse cappotto alla coalizione di governo o comunque dovesse strappare altre regioni al centrosinistra.
In buona sostanza cosa succederebbe se tirate le somme il conto dei governatori fosse 16 a 4 oppure 15 a 5 o quel che sia ma comunque con una netta preponderanza del centrodestra sul centrosinistra, a conferma chiara e palese che il sentimento elettorale espresso ancora una volta dagli italiani fosse opposto a quello della coalizione di governo. Ebbene, di fronte ad un risultato simile, in sintonia col precedente Scalfaro, se il capo dello stato volesse potrebbe sciogliere eccome le camere per riportare il paese al voto e ad una realtà elettorale diversa da quella attuale e superata dai fatti, come altrettanto potrebbe non farlo lasciando che tutto resti tale e quale nonostante i risultati delle Regionali. In tutti e due i casi il capo dello stato sarebbe pienamente dentro il dettato costituzionale, dentro le prerogative che la Carta gli assegna, dentro il rispetto assoluto della legge fondamentale, ecco perché abbiamo scritto lo sconcerto di fronte alla scarsa conoscenza di troppi italiani della Costituzione repubblicana. Servirebbe per questo che la Rai, azienda pubblica, si adoperasse in una serie di programmi non solo di intrattenimento e distrazione, ma di spiegazione della costituzione per filo e per segno, utilizzando il fior fiore di giuristi e costituzionalisti di cui grazie a Dio l’Italia dispone in quantità. Sarebbe questo non solo un servizio fondamentale per i cittadini, ma soprattutto il modo per evitare, attacchi e insolenze, da parte di quei tanti che da perfetti ignoranti, accusano quella informazione che sostiene la necessità di un voto nel caso in cui il centrodestra stasera risultasse il netto vincitore delle Regionali. Sia come sia vinca il migliore, viva l’Italia, viva la Repubblica, viva la democrazia.
Aggiornato il 22 settembre 2020 alle ore 09:53