La generazione degli ex sessantottini sta invecchiando male. Ora qualcuno di loro propone addirittura la gogna mediatica per i consumatori di droghe. Nella fattispecie la cocaina. Basta leggere articoli come quello scritto da Beppe Severgnini in prima pagina sul Corriere della Sera di sabato – e colpevolmente pubblicato da un quotidiano che non deve più interrogarsi a questo punto sull’irreversibile calo delle vendite anche digitali – per rendersene conto.
Questa dello stigma sociale è una trovata – ma bisognerebbe usare l’epiteto reso noto da Fantozzi per “La corazzata Potëmkin” – che sembra figlia del neo-maoismo a Cinque Stelle che ha caratterizzato la Weltanschauung del quotidiano di via Solferino da quando se lo è comprato Urbano Cairo. L’editore che durante il lockdown da Covid-19 esortava in un video i suoi manager a darci dentro con i contratti pubblicitari visto che la gente stava tutta casa a vedere la tv.
Anche Casaleggio senior ai tempi in uno dei suoi libri deliranti ipotizzava di mettere i condannati –stavolta per corruzione – in apposite gabbie appese agli angoli delle strade in cui il reo veniva esposto al pubblico ludibrio. Come avveniva anche nel periodo più buio della storia medioevale, grottescamente raffigurata in noti film da commedia all’italiana come “Brancaleone alle crociate”.
Ma la proposta neo proibizionista di Severgnini vola più alta – o più bassa – di quelle del guru dei grillini d’antan. Qui si tratterebbe di qualche milione di persone, consumatori occasionali o abituali di cocaina in Italia, che dovrebbero essere segnalati urbi et orbi come si fa in America per i condannati per pedofilia. Una cosa da menti malate a pensarci bene. L’argomentazione illiberale di Severgnini è questa: quando ho un incidente stradale o una lite per un parcheggio devo sapere se chi mi sta davanti è un cocainomane che può avere raptus o scatti d’ira improvvisi. Tutto apodittico e teorico. Meno scientifico di un dibattito tra virologi apocalittici contro virologi integrati.
E allora, perché non mettere alla gogna quelli che abusano di alcool? Già, perché delle sostanze legali o proibite che siano si può fare abuso, ma anche semplice uso. Gli alcolizzati, come i cocainomani, notoriamente sono irascibili per mancanza o per eccesso di droga assunta e magari quando tornano a casa picchiano moglie e figli. Poi provocano sicuramente più incidenti stradali di qualunque altra categoria di assuntori di sostanze, legali o illegali che siano.
Certo, c’è chi si fa un grappino per divertirsi a fine pasto e può anche diventare brillo ma non necessariamente pericoloso. E lo stesso vale per ogni droga. Anche se Severgnini fa finta di non saperlo. Chissà, magari pure lui nel ’68, prima di venire assunto al Corrierone, si sarà fatto qualche spinello di gruppo con i suoi compagni dell’epoca. Avrà aspirato o no come Clinton? Vallo a sapere. Ma anche se lui non avesse mai toccato uno spinello, di sicuro il suo milieu era composto di persone che oggi sarebbero definiti “cannofili”. E magari ci scappava pure qualche pippata di coca.
Viene un terribile sospetto dopo aver letto il suo articolo intitolato sobriamente “La cocaina è pericolosa – Difendiamoci insieme”: siccome il discorso parte dall’ultimo scandalo della minorenne drogata nei festini cui avrebbe – forse – partecipato anche un ex candidato leghista alle scorse Regionali in Emilia-Romagna, stai a vedere che ci si trova di fronte al solito argomento ad personam sia pure sotto mentite spoglie? Sarà solo un’illazione? Lui di certo quel candidato nel pezzo lo cita. E con i moralisti improvvisati “de sinistra” a pensar male, per citare Giulio Andreotti, si fa peccato ma ci si azzecca quasi matematicamente.
Aggiornato il 07 settembre 2020 alle ore 11:13