La stabilità del santo manganello

“Bisogna garantire la stabilità del Paese”. Bello e vasto programma quello esposto a nome del Movimento Cinque Stelle da Luigi Di Maio.

Ma per garantire la stabilità è indispensabile creare preventivamente le condizioni di serenità ad una società che non è ancora uscita dalla fase del blocco da coronavirus e guarda con crescente preoccupazione ad una ripresa autunnale segnata da una crisi economica difficilmente arrestabile. Per garantire la stabilità e la serenità serve lanciare una campagna di drammatizzazione di rischi di unzioni a ripresa settembrina della pandemia? E, soprattutto, rassicura l’opinione pubblica affermare che con la conclusione della vicenda Autostrade è stata presa a schiaffi una famiglia di potenti meritevole di questi sganassoni non per sentenze passate in giudicato ma per un pregiudizio ideologico nei loro confronti dei vertici grillini? La gente sa bene che i pregiudizi ideologici possono cambiare nelle maniere più bizzarre. E portare facilmente dagli schiaffi ai potenti alle sberle ai poveracci, che tanto sono abituati alle angherie di uno Stato che usa l’assistenza per fare clientela senza troppo badare alle condizioni delle fasce sociali più umili.

I proclami che rivendicano la funzione educatrice e redentrice del santo manganello, dunque, non portano serenità ma solo tensioni che non aiutano la stabilità. Sempre che per stabilità non si intenda quella del Paese ma quella del Governo, che può anche puntare sui pericoli di scontri e divergenze per rimanere in piedi ma non sarà mai in grado di dare serenità e stabilità ad un Paese con i progetti, le idee e la visione indispensabili per conseguire un risultato del genere.

Niente manganello, dunque, neppure verbale. Solo un minimo di responsabilità!

Aggiornato il 17 luglio 2020 alle ore 11:17