Le sentenze emesse prima del giudizio

È ora di fare una riflessione seria sull’indipendenza della magistratura e di apportare qualche correzione ad un principio costituzionale da sempre ritenuto intangibile. Intendiamoci. Io non dico che occorrerebbe cancellare un principio mai posto in discussione. Affermo, piuttosto, che quel principio, nelle intenzioni dei costituenti, rappresentava una garanzia per i cittadini, non un privilegio dei magistrati, come, invece, accade da molto tempo. Le sentenze emesse prima del giudizio fanno il paio con lo scandalo Palamara: sono la tragica rappresentazione della lettura eversiva di una norma che, alla prova dei fatti, si è rivelata un manifesto, non un vincolo inderogabile. La soggezione esclusiva alla legge, nei fatti, ha prodotto (nell’ordine) irresponsabilità, ostilità ad ogni riforma sgradita, controllo assoluto dei criteri di progressione in carriera e, tristemente, manipolazione della legge stessa.

Parlare dei magistrati è come avvicinarsi ai fili dell’alta tensione: ci si imbatte nel cartello recante la scritta: “Chi tocca muore”. Dalla magistratura militante degli anni Sessanta-Settanta, siamo passati, prima, allo scrutinio di legalità e, infine, al controllo del sistema. Palamara non è un arraffone nato dal nulla, ma un cinico calcolatore consapevole del fatto che chi controlla le procure più importanti, condiziona l’intero sistema. Gli altri si sono adeguati e, ora, in nome di un’efficienza da sbandierare nelle statistiche lette durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, si sono portati avanti col lavoro: fanno prima le sentenze e, poi, i processi.

I moniti che esortano i difensori alla sintesi, in questa prospettiva, suonano come il sinistro avvertimento lanciato a chi si ostina a non capire che la decisione è già stata presa. Da ultimo, il peggio: la nomofilachia è diventata normogenesi. Il percorso è compiuto. La legge non è il testo pubblicato, ma il prodotto della elaborazione giurisprudenziale, che non ammette letture alternative. Chiunque mi conosca, sa che queste cose le dico da anni: le ho ripetute fino alla noia, le ho scritte fino ad essere deriso come un visionario. Ora le sapete anche voi. Ma è tardi.

Aggiornato il 15 luglio 2020 alle ore 14:08