
Dopo il caso Palamara e l’apertura del caso Berlusconi di fronte alla Corte europea di Strasburgo diventa indispensabile l’istituzione di una apposita commissione Antimafia che indaghi sulla mafia della politica militante che negli ultimi decenni ha inquinato e condizionato la politica italiana. Hanno dunque perfettamente ragione i dirigenti di Forza Italia quando chiedono a gran voce la creazione di una commissione del genere. Ma sbagliano e si illudono se pensano che il principale compito di questa commissione debba essere quello di fare luce sui diversi golpe politico-giudiziari che sono stati commessi nel corso degli anni ai danni del leader del centrodestra Silvio Berlusconi fino al punto da provocarne l’espulsione dal Senato e la parziale fuoriuscita dall’attività politica.
Su queste vicende la luce è già stata accesa. Perché la verità storica è emersa con estrema chiarezza ormai da lungo tempo e non c’è nessuno, in Italia, compresi i nemici più accaniti del Cavaliere, che neghino anche a se stessi come l’uso politico della giustizia sia stato applicato in maniera sistematica e chirurgica per azzoppare politicamente Berlusconi e condannare all’opposizione perenne il centrodestra bloccando la sacrosanta alternanza della democrazia per favorire una nuova forma di democrazia bloccata tale non più a causa di equilibri internazionali frutto della Guerra fredda tra i due blocchi come nel secondo dopoguerra repubblicano, ma per le anomalie e le distorsioni indotte al sistema giudiziario da una cultura di sinistra divenuta egemone all’interno di tutte le strutture portanti dello Stato.
Questa verità storica indiscutibile ed inoppugnabile, però, ha avuto l’effetto dell’inevitabile discredito progressivamente diffuso nell’opinione pubblica nei confronti della giustizia. È proprio la necessità e l’urgenza di cancellare questa sfiducia popolare, che mina uno dei principali pilastri dello Stato, e solo questo, l’obiettivo prioritario della commissione parlamentare chiesta da Forza Italia. La riabilitazione di Berlusconi è una finalità collaterale che la verità storica ha già contribuito a chiarire con la sua opera, mentre rimane ancora un faro da raggiungere l’affermazione delle basi dello Stato di diritto, ormai deteriorate da alcuni decenni di uso politico della giustizia.
Il caso Palamara, allora, si intreccia al caso Berlusconi e le due vicende diventano l’occasione e lo stimolo per porre la questione giustizia al centro del progetto di rinascita e ripartenza del Paese. Nella consapevolezza generale che senza fiducia nel sistema giudiziario e nei suoi rappresentanti non si può né ripartire né rinascere, ma solo affondare in un declino inesorabile!
Aggiornato il 02 luglio 2020 alle ore 10:38