
La questione non è una fissa propagandistica di Matteo Salvini, ma una questione nazionale di primaria grandezza che si vuole ignorare per non dare al leader leghista l’occasione di montare e scatenare il proprio cavallo di battaglia.
La ripresa dell’arrivo dei barconi provenienti dalla Tunisia e dalla Libia non è una trovata di Salvini, ma la conferma che il problema esiste e che fino ad ora non ha trovato alcuna risposta risolutiva da parte del Governo di Giuseppe Conte. Nessuno sa se il Presidente del Consiglio abbia deciso di delegare la questione al comitato di tecnici presieduto da Vittorio Colao o se pensi di sollevarla nel corso degli Stati generali fissati a Villa Pamphili per la fine della settimana. Di sicuro il Governo ha accuratamente evitato di prendere in esame il problema sperando che il maltempo invernale continuasse ad impedire il passaggio dei barconi nel Canale di Sicilia. Ma il maltempo è finito, l’estate è in arrivo ed i migranti sono tornati a sbarcare lungo le nostre coste e non esiste un solo segnale che qualcuno a Palazzo Chigi o alla Farnesina abbia concepito qualche progetto oltre quello delle quote tra i Paesi della Ue tenendo conto che rimanendo l’Italia il Paese europeo di prima accoglienza avrà comunque il peso maggiore almeno delle prime soluzioni ad una problematica che non è solo concreta e materiale ma è essenzialmente di natura politica perché riguarda il ruolo che il nostro Paese intende svolgere in un Mediterraneo diventato il crocevia degli interessi e dei contrasti sia delle grandi potenze mondiali che di quelle dell’area europea, asiatica, africana ed araba.
Pensare di non definire questo ruolo che ci viene imposto non solo dalla storia ma soprattutto dalla geopolitica è del tutto irrealistico. Perché nel frattempo grandi e piccole potenze hanno occupato spazi addirittura coloniali (come la Turchia di Erdogan nei confronti della Tripolitania e l’Egitto nei confronti della Cirenaica) e più l’Italia si ritrae, più gli spazi altrui si allargano attribuendo alla penisola sempre e soltanto la funzione di Paese di prima accoglienza che risolve i problemi degli altri e vede moltiplicare i propri senza un qualche utile o una qualche funzione.
Il tempo dell’inerzia, dunque, sta finendo. E non ci si stupisca se a colmare il vuoto lasciato da Conte e Luigi Di Maio ci sarà Matteo Salvini!
Aggiornato il 12 giugno 2020 alle ore 09:29