Manifestazioni sardiniste e discriminazione per gli assembramenti

Adesso abbiamo la prova provata che non tutti gli assembramenti sono uguali. Un elemento di chiarezza, finalmente, che distingue tra affollamenti legittimi in quanto politicamente corretti e confacenti al pensiero dominante seppur non maggioritario, tra cui si collocano le adunate delle Sardine, non solo sono tollerati ma esaltati come esempio di civica virtù. E quelli talmente eterodossi da essere considerati sull’orlo dell’eresia, a cui partecipano la tifoseria di calcio e alcune organizzazioni marchiate come gruppi di estrema destra, untori automaticamente meritevoli di sdegno, condanna ed esecrazione e nei confronti dei quali nessuna forma di tolleranza va concessa. Contro questi sovversivi va usato il massimo rigore in quanto portatori di disordine civico e morale. La corsia preferenziale verso la legittimità di aggregazione accordata alle Sardine è, però, la medesima che conduce al precipizio il pensiero critico.

Il discrimine, sostiene chi difende la distinzione tra i diversi assembramenti, è l’uso della violenza, che non sarebbe praticato nelle manifestazioni “sardiniste” e della sinistra in generale mentre, al contrario, rappresenterebbe l’unica modalità di espressione nelle manifestazioni degli ultras calcistici e dei gruppi di estrema destra.

Si tratta del consolidato pregiudizio secondo cui ciò che non scaturisce dalla sinistra è comunque viziato dal morbo inguaribile del fascismo eterno ed irreversibile mentre ciò che nasce dalle pagine dell’album di famiglia è sempre il bene contrapposto al male che di quell’album non fa parte.

Nessuno sembra rendersi conto, o meglio lo si comprende molto bene e strumentalmente lo si continua a fare, che esasperare questa discriminazione comporta automaticamente il rafforzamento delle pulsioni violente di tutti quei gruppi incapaci di esprimersi in modalità diverse da quelle che vanno giustamente criticate e condannate. L’esasperazione dei distinguo non può, non deve, ovviamente, rappresentare una giustificazione dei comportamenti violenti. Il rischio e la preoccupazione che questa discriminazione possa legittimare, in caso di bisogno, la preparazione di repressioni di stampo autoritario nei confronti dei dissidenti politici accusati di soffiare sul fuoco delle proteste, sono legittimi, oltre che elevati. Se c’è chi vi soffia sopra, vuol dire che il fuoco del disagio diffuso esiste. Accanto al primo c’è un rischio aggiuntivo. Che qualcuno, all’interno del Governo, per ostilità preconcetta voglia tornare a mettere sotto scacco l’intero settore calcistico minacciando un nuovo blocco del campionato.

Attenzione agli apprendisti stregoni, cioè a quelli che credono di essere superfurbi e non si rendono conto che l’eccesso di furbizia può produrre effetti che poi non si riescono più a controllare!

Aggiornato il 09 giugno 2020 alle ore 11:44