I galletti del disastro

Oramai assistiamo sempre più attoniti e scoraggiati alla gara di enunciazioni savonarolesche espresse erga omnes dai tanti “galli” del nostro improvvisato Comitato di salute pubblica, formato dal Governo a da una pletora di tecnici e più o meno presunti scienziati.

In tal senso registriamo il duro ammonimento di Walter Ricciardi, il consigliere prediletto del ministro della Salute Roberto Speranza.

“Se i contagi salgono, tra due settimane richiudiamo tutto”, ha tuonato l’esponente dell’Organizzazione mondiale della sanità, mettendosi letteralmente sotto i piedi ciò che rimane di quella che fino ad un paio di mesi orsono era una democrazia rappresentativa. Evidentemente, dopo aver assaggiato il “sangue” di un potere quasi illimitato, questo sempre più vasto consorzio di espertoni sembra aver abbandonato ogni prudenza e ogni moderazione. Costoro si sentono investiti del ruolo di padri della nazione ai quali un popolo sempre più terrorizzato, a dispetto di una pandemia che sembra in rapida attenuazione, si rivolge quasi come ultima barriera di fronte allo spettro inesorabile della morte. Una morte che, se verranno confermati alcuni recentissimi studi internazionali, come quello pubblicato in questi giorni in Giappone, non risulta poi così inesorabile, visto che si parla addirittura di una letalità reale dello 0,01 per cento. Ossia un decesso per ogni diecimila contagi.

Nel frattempo, però, gli stessi espertoni, dispersi in una pletora di task-force e di commissioni e sottocommissioni, continuano a produrre montagne di suggerimenti da cui escono regolarmente tossici topolini, sotto forma di misure demenziali e controproducenti. Come quella, la quale pare essere uscita dalla squadra di cervelloni gestita da Vittorio Colao, che si occupa delle delicatissime questioni economiche.

Infatti, come dovremmo definire se non demenziale la scelta di far ripartire solo il commercio all’ingrosso e non quello al dettaglio, le cui riaperture scaglionate dovrebbero iniziare dal 18 maggio, sempreché Ricciardi-Savonarola lo consentirà. Nel frattempo i grossisti cosa faranno, le parole crociate, visto che i dettaglianti sono rimasti nelle loro case ad incubare il virus della follia?

Ovviamente tutto questo, come ha sagacemente rilevato Luciano Gattinoni, illustre esperto di rianimazione che opera in Germania, in una recente intervista rilasciata a Libero, succede sempre quando ci sono troppi galli e galletti a cantare. Laddove ogni tecnico o scienziato tende a voler aggiungere del suo in ogni decisione collettiva, determinando una inevitabile mediazione al ribasso. Ed è proprio da queste dinamiche che poi nascono le mostruosità del correre o passeggiare in prossimità, della visita ai misteriosi congiunti, dei funerali col contingentamento dei parenti e degli amici e, come in nel caso in parola, delle catene commerciali riaperte a metà.

Tuttavia, al di là degli evidenti aspetti grotteschi e ridicoli che stanno accompagnando la vita di codesti organismi di stampo sovietico, il problema vero consiste nel riflesso economicamente catastrofico che le decisioni scaturite dai tanti geni della lampada che ne fanno parte causeranno al Paese reale. E se risponde al vero il famoso proverbio secondo cui quando ci sono troppi galli a cantare non si fa mai giorno, sul piano economico e finanziario ci aspetta una lunga, lunghissima notte. A quel punto è probabile che molti milioni di cittadini dovranno restare forzatamente a casa, ma non certamente a causa del virus.

Aggiornato il 07 maggio 2020 alle ore 11:25