Il virus partigiano

Nel nostro impressionante marasma di follia collettiva, non poteva certo mancare la perla del virus resistenziale. Seppur il fatto è stato vergognosamente rimosso dai principali organi d’informazione, la ridda di manifestazioni “spontanee” messe in scena in tutto il Paese, con tanto di bandiere rosse e cori che intonavano “Bella ciao”, ha clamorosamente infranto l’eroico sacrificio italiota del più insensato lockdown del Pianeta.

Evidentemente anche il dannato coronavirus si è rabbonito, arruolandosi nelle gloriose armate che tutti gli anni festeggiano una ricorrenza la quale, se per alcuni intende ricordare la straordinaria impresa compiuta dai partigiani, per altri costituisce da sempre una strumentale operazione di propaganda politica ai limiti della truffa storica. Ciò anche in considerazione del piccolo dettaglio secondo cui, più che i circa 80mila combattenti che militavano più o meno ufficialmente sotto le insegne del Cln, a scacciare le truppe tedesche dal suolo italiano furono essenzialmente gli strapotenti eserciti anglo-americani.

D’altro canto, così come ha spiegato con dovizia di particolari l’immunologa Antonella Viola, ospite lo stesso 25 aprile di Rainews24, il Covid-19 è un virus respiratorio e la sua diffusione avviene in luoghi chiusi e tra soggetti che vi stazionano per un certo tempo a distanza ravvicinata. All’aperto, ha ribadito la scienziata citando alcuni autorevoli studi internazionali, la possibilità di contrarre la malattia è vicina allo zero. “Non dobbiamo immaginare il contagio come se fosse una radiazione mortale”, ha concluso la dottoressa Viola.

Dunque, stando così le cose, così come io che non sono uno scienziato ho sempre pensato che stessero, i nostalgici di un mito partigiano che sembra sfidare il tempo e qualunque acquisizione storicamente ragionevole non hanno, a mio avviso, messo in pericolo la salute pubblica, almeno per quel che concerne tutti coloro i quali non siano andati oltre un accettabile distanziamento sociale.

Ma questa assurda, inaccettabile dicotomia tra “lo state tutti a casa” e “usciamo solo per celebrare gli eroi della Resistenza”, soprattutto quelli che all’epoca volevano portarci nell’orbita di Baffone, fa ancora più risaltare la follia autolesionistica di un Governo e di una classe dirigente che ha letteralmente paralizzato un Paese senza pensarci due volte.

In questo senso il sinistro festeggiamento del 25 aprile, in imbarazzante contraddizione con l’ingiusta detenzione di 60 milioni di anime annichilite, nella mia mente ha suonato come una campana a morto per un Paese che sembra aver completamente smarrito la via della ragione.

Aggiornato il 28 aprile 2020 alle ore 10:02