La funzione sociale del calcio

L’aver citato da parte di Claudio Lotito a proposito della ripresa del calcio il panem et circenses ha scatenato le solite ironie dei sapientini dei media politicamente corretti che, come spesso capita, non hanno compreso che la citazione latina del Presidente della Lazio non era una esibizione di cultura classica ma un riferimento esplicito alla funzione sociale svolta nel coso dei scoli prima dai giochi nelle grandi arene presenti in tutte le città dell’impero romano e successivamente dalla fine dell’Ottocento fino all’intero secolo passato ed all’avvio del terzo millennio dal gioco del calcio.

Ma Lotito non si riferiva solo alla funzione sociale dello spettacolo diretto alle masse degli stadi e delle platee televisive dell’intero pianeta, ma anche e soprattutto a quelle attività che grazie alla gigantesca macchina del calcio vengono realizzate per andare incontro nei momenti difficili alle esigenze di diversi settori sociali. In particolare, Lotito, nella intervista alla Rai si riferiva alla iniziativa promossa dalla Onlus So.Spe di suor Paola e sostenuta dalla S.S. Lazio e che consiste nella distribuzione settimanale di pacchi viveri da parte dei volontari di suor Paola e di giocatori biancocelesti alle famiglie meno abbienti finite in difficoltà a causa del coronavirus.

Naturalmente la funzione sociale del calcio non si esaurisce solo nelle attività assistenziali ma anche in quella parte immateriale rappresentata dalla capacità di promuovere tra le giovani generazioni i valori della competizione leale e corretta dello sport senza discriminazioni di natura razziale o di censo e di classe e di suscitare passioni positive capaci di innervare nel tessuto sociale sentimenti di gioia, passione e serenità senza i quali non ci sono più freni all’espansione di fenomeni di depressione collettiva provocati dalle emergenze, come la recente pandemia, altrimenti poco controllabili.

La citazione di Lotito, in sostanza, era di supporto alla sua richiesta di rimettere al più presto in movimento una macchina capace di dare vita a tali prodotti e di scongiurare il rischio che un fermo troppo prolungato possa provocare più danni di quelli già causati in abbondanza dal coronavirus.

Aver difeso nelle passate settimane queste ragioni mi ha fatto ottenere insulti di ogni genere e l’augurio, da parte di un anonimo contestatore, di finire in un reparto d’emergenza di un ospedale a combattere contro l’infezione senza più avere la possibilità di continuare a scrivere il mio Taccuino. All’aspirante iettatore rispondo con gli scongiuri di rito e con l’assicurazione che sono abituato a scrivere in ogni condizione e che non mancherò di offrire nuovi spunti per contestazioni, spero meno cruente e più civili!

L’ultimo della serie nasce dall’annuncio della Fase due fatto nell’ultima conferenza stampa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte; annuncio che ha confermato come un governo confuso e condizionato da esperti che non conoscono la realtà sociale, economica e sportiva del Paese, tenda a scaricare l’intero peso della cosiddetta fase della convivenza con il virus sulle famiglie, sulle aziende e sui singoli cittadini mettendo in guardia chi non volesse piegarsi a correre il rischio di finire alla gogna in quanto sabotatori ed oggettivi responsabili di un possibile ritorno di fiamma della pandemia.

Aggiornato il 27 aprile 2020 alle ore 11:44