
L’epidemia non è finita, ma oramai i problemi sono quelli del “dopo virus” (brutto neologismo, scusate).
Un morto ammazzato, oppure per omicidio stradale, è fino a qualche mese fa apparso sui titoli di alcuni giornali con la denominazione fino ad allora si può dire tradizionale della sua età: trentenne, cinquantottenne, diciottenne etc. etc..
Ciò in casi in cui l’età molto aveva a che fare con il fatto luttuoso e criminoso. Adesso ogni mattina la televisione ci informa delle statistiche delle morti, delle degenze in ospedale, delle guarigioni del coronavirus. I contagiati, i morti, cifre non solo relative all’Italia ma a tutto il Mondo. In calo sono i contagi. In calo i morti. Evviva.
E morti, contagiati e guariti sono tornati ad essere uomini e non rappresentanti di quelli della loro età. E sui giornali non ci sono più né titoli né menzione nei testi dei tredicenni, cinquantenni etc.. Gli esseri umani non sono più classificabili secondo la loro età. Ma nemmeno nelle statistiche del male dell’epidemia, in cui l’età e il sesso di quelli che ne sono colpiti avrebbe ben altra ragion d’essere troviamo menzione: sono dei “casi” e basta.
Eppure quei “casi” sono stati raccolti e classificati certamente non trascurando età e sesso. Perché dunque non se ne fa menzione nei titoli dei giornali? Non sappiamo, e a questo punto possiamo dire, non ci vogliono far sapere se il coronavirus colpisce di più giovani o anziani, donne o uomini. Se si muore di coronavirus più in città che in campagna. Tutti i dati che la scienza moderna dei numeri e delle statistiche saprebbe darci e che, scusate, a differenza che negli incidenti stradali ed un po’ in tutti i casi di morti non naturali, hanno un’importanza assai relativa. Che cos’è che ha fatto dell’età dei protagonisti dei “casi” di manifestazione del virus un segreto di Stato? Si teme che il panico si scatenerebbe nelle categorie di età, di sesso che risulterebbe maggiormente colpita? Non credo che i vecchi si facciano illusioni né credo che se le facciano i giovani e tuttavia si parla oramai di chiusura della Fase 1 ma questi numeri, queste statistiche, non sono venute fuori. La cosa più curiosa: se le statistiche non ce le hanno date, non si può dire che la gente se la sia bevuta e sia in tumulto per volerle conoscere.
Di fronte all’epidemia possiamo essere tutti solo dei “casi”. Casi senza sesso ed età. Ma questo fa ritenere che se facessimo, perché questa è una statistica che nessuno ha voluto fare, la statistica di un’altra categoria, quella che Leonardo Sciascia, ricordando Lombroso, proponeva si chiamasse dei cretinosi, rimarremo tutti un po’ sbalorditi. Ed un po’ preoccupati e sdegnati. Ci sono statistiche nelle quali nessuno vorrebbe entrare.
Aggiornato il 21 aprile 2020 alle ore 12:31