Conte e il Mes

Mes sì o Mes no? Per Conte no in assoluto. Per il Pd invece sì, a certe condizioni. Per Silvio Berlusconi, inaspettatamente, vale pure quel sì. Come mai allora Forza Italia sembra qui andare d’accordo col Pd, mentre questo sembra addirittura entrare in rotta di collisione con il capo del governo che tuttavia trova proprio nel Pd una forza politica che lo sostiene? Non sono misteri della politica, ma, più prosaicamente, diversità nell’entrare in relazione col mondo circostante. Infatti, mentre i pentastellati – principali sostenitori di Giuseppe Conte – sono vittime di se stessi in quanto aggiogati inguaribilmente ad una congerie di dogmi ai quali restare sempre fedeli ad ogni costo: il reddito di cittadinanza, il processo penale eterno e – nella stessa direzione – il no categorico al Mes, comunque definito o definibile; al contrario, il Pd e Forza Italia, per fortuna, vedono la questione senza pregiudiziali ideologiche o dogmatiche, in modo realistico.

I pentastellati sono dogmatici della politica e della società, come tali si comportano e a Conte non resta che prenderne atto e comportarsi di conseguenza, nella consapevolezza di come il suo governo abbia bisogno dei loro voti in Parlamento per sorreggersi. In realtà, Conte, personalmente, si trova davanti ad un bivio: o rimane come si trova ad essere, aggiogato ai pentastellati, forzosamente dogmatico, politicamente asfittico e allora avrà vita non lunga perché il suo sarà un governo di respiro corto, cortissimo; oppure, con un colpo di reni tanto improbabile quanto necessario, riesce a liberarsi da questo giogo, propiziando una lettura non dogmatica dei problemi e promuovendo soluzioni calibrate sulla realtà, a costo di perdere per strada i grillini, forse sostituibili dai “responsabili” di turno.

Guardando le cose come stanno, oggettivamente, ci vuol poco a capire che il Mes non va considerato come un dogma, ma come uno strumento finanziario dotato di alcune potenzialità e anche di precisi limiti. Bisogna intendere come la disciplina che regola l’applicazione del Mes prevede una procedura all’interno della quale c’è un momento in cui l’accordo fra gli Stati deve essere o no sottoscritto: e ogni Stato sarà libero di farlo oppure di non farlo. In particolare, si potrebbe finalmente sapere se questo Mes proposto all’Italia per le sole spese sanitarie o parasanitarie sia davvero senza condizioni, come dicono, oppure preveda delle condizioni di vario genere, come alcuni temono.

Qui non c’è nulla da temere o da credere o da dire. C’è soltanto da accettare di vedere come stanno le cose e poi decidere di conseguenza, a seconda se queste condizioni-capestro ci siano o no. Semplice da dire ma non da fare. Perché i pentastellati lo impediranno in ogni modo. Tuttavia, Conte potrebbe tentare un azzardo, che lo è fino a un certo punto, e cioè forzare la mano ai pentastellati sfidandoli a far cadere il governo. Non credo che avrebbero il coraggio politico di farlo soprattutto in questo momento storico, anche perché perderebbero milioni di voti in caso di elezioni anticipate. Insomma, ad avere il coltello dalla parte del manico è Conte, e non certo il partito di Beppe Grillo. Solo che Conte non lo sa.

Se Conte – dopo che le carte del Mes siano state scoperte – dovesse intanto accettare i 35 miliardi che esso comporta e destinati alla spesa sanitaria (anche perché questa accettazione non comprometterebbe per nulla l’eventuale emissione di bond europei), i pentastellati non potrebbero che ingoiare il rospo. E Conte diverrebbe un vero leader. Proprio per questo, dubito avverrà.

Aggiornato il 16 aprile 2020 alle ore 11:44