Il caos delle mascherine alla sagra delle restrizioni

Dopo gli arresti domiciliari di massa in casa a tempo indeterminato e il blocco quasi totale dell’economia, ora arriva l’obbligo di uscire di casa con le mascherine.

Non dappertutto, come ampiamente raccontato dall’informazione nazionale. Ma visti i precedenti, malgrado la decisa inversione dei contagi e dei decessi, è assai probabile che questa ulteriore, significativa irreggimentazione ai danni della popolazione, decisa per ora in modo molto rigido solo da Lombardia e Toscana, verrà adottata anche altrove.

Comunque il caos e lo sconcerto si è diffuso ovunque, considerando che il giorno dell’annuncio dato dai vertici del Pirellone il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, sottolineava ai giornalisti che non c’era alcun obbligo di indossare le mascherine medesime, salvo quando fosse impossibile garantire la distanza di sicurezza tra le persone.

Nel frattempo, in molte altre regioni, tale obbligo viene limitato ai soggetti che accedono negli esercizi commerciali; ma in altre ancora solo se ci si reca in attività che vendono generi alimentari.

Insomma, una vera e propria Babilonia la quale, conoscendo la linea di chi gestisce il Governo centrale in questa drammatica fase emergenziale, rischia di estendere tale ulteriore restrizione a tutto il Paese, costringendoci ad uscire di casa bardati come palombari per chissà quanto tempo. E tutto questo, ribadendo il concetto fino alla noia, nell’ambito di un marasma scientifico a dir poco desolante sulle acquisizioni relative al Covid-19.

Infatti, pur nel magma di opinioni spesso discordanti, se non addirittura contraddittorie, che caratterizzano la Comunità scientifica nazionale, in cui nessuno sa dirci qualcosa di esatto circa le modalità con cui questo virus si trasmette alla popolazione, né tanto meno se le maniacali misure di contenimento che ci vengono indicate siano effettivamente efficaci, su una cosa sembra esserci la massima unanimità: dobbiamo restare chiusi in casa e indossare le mascherine, limitatamente per ora solo a poche regioni, quando mettiamo il naso fuori.

Dulcis in fundo, segnalo il surreale consiglio dell’illustre virologo Andrea Crisanti, secondo cui le stesse mascherine, abbinate anche ai guanti, andrebbero rigorosamente tenute anche in casa, così da evitare contagi interfamiliari. A questo proposito mi stupisco che nessuno abbia ancora pensato di creare zone rosse pure nell’ambito di case che ospitino famiglie numerose con la presenza di individui particolarmente fragili.

Insomma, andando avanti di questo passo, si corre il pericolo forse più mortale del coronavirus di trasformare una società del mondo avanzato in una landa catastroficamente impoverita, ma rigorosamente sterile.

In questo, pur non avendo alcuna qualifica in campo medico, io spero per tutti noi che i significativi passi in avanti registrati nel contrasto all’espansione del virus, oltre che ai provvedimenti fin qui adottati, possano in qualche misura dipendere dalla capacità degli italiani di resistere al contagio con la tanto bistrattata immunità di gregge, visto che alcuni autorevoli studiosi esteri sostengono essere in molti milioni la platea di connazionali che hanno contratto la malattia. Altrimenti temo che, stretti nella morsa micidiale formata da politici in cerca di consensi che dicono di pensare unicamente al nostro bene e scienziati confusi che sparano certezze a mitraglia, non ne usciamo vivi.

Se infatti l’idea di questi ultimi è quella di stroncare il contagio fino all’ultimo focolaio, anziché adottare una linea di graduale convivenza con il Covid-19, così come sembra che stiano tentando di fare molti altri Paesi occidentali, alla fine ci toccherà circolare con lo scafandro.

Aggiornato il 06 aprile 2020 alle ore 11:56