L’insostenibile vaghezza del premier

Assistiamo, con un crescente disappunto, ad un dibattito nazionale degno di una farsa. Con l’intero schieramento politico obtorto collo sdraiato sulla linea emergenziale portata avanti in prima persona da Giuseppe Conte. Vi è, infatti, in quasi tutti, opposizione compresa, un sacro terrore di apparire alleati con il temuto Coronavirus anche solo per avanzare una qualche moderata critica ad un evidente eccesso di misure restrittive, che in molti casi superano la soglia del ridicolo – come nel caso delle uscite con i bambini piccoli – malgrado i colossali danni che si stanno producendo nel nostro tessuto economico e sociale.

A tale proposito, mi sembra interessante segnalare l’interessante testimonianza della giurista Vitalba Azzollini la quale, in un colorito dibattito condotto da Michele Boldrin, ha sostenuto che, in base ai suoi molteplici contatti in Europa, solo l’Italia e la Spagna avrebbero adottato misure così restrittive, tanto sul piano ludico e motorio che su quello fondamentale delle attività produttive. Cosa che, nel piccolo di chi scrive, viene quotidianamente confermata sui social da tanti italiani che vivono all’estero. In questo senso, mi sembra doveroso sottolinearlo, l’unica forza politica che ha cercato di rompere il fronte del partito unico del Coronavirus, il quale comprende ovviamente le principali grancasse dell’informazione nostrana, è stata Italia Viva, proponendo per bocca di Matteo Renzi, un ritorno graduale alla normalità.

Ma dato che noi siamo i più bravi, così bravi da presentarci a batter cassa in ambito comunitario con il piglio di chi si ritiene moralmente superiore, non abbiamo alcun timore nell’autoinfliggerci il massimo danno possibile, continuando sulla linea delle illusioni pagate a carissimo prezzo di questi ultimi anni. E proprio in merito ai costi di una crisi economica che rischia di trasformarsi in una catastrofe soprattutto per l’Italia, con stime attendibili che parlano di un crollo del 35 per cento del Pil nel secondo trimestre del 2020, registriamo l’ennesima supercazzola del premier Conte, espressa nel corso dell’ennesimo annuncio urbi et orbi via social, con cui affrontare i prossimi, durissimi mesi che ci aspettano. In estrema sintesi, dando prova di un’insostenibile vaghezza, l’avvocato del popolo ha dichiarato solennemente che l’unica soluzione per uscire dall’emergenza è costituita “da una risposta europea condivisa, forte e rapida”. Ma, da bravo cultore della filosofia lapalissiana, ha poi aggiunto: “Una risposta lenta sarebbe inutile”.

Il problema però, a beneficio di quella enorme pletora di nuovi contiani che spuntano da ogni dove, è dato dalla mancanza di una qualche proposta di natura operativa da portare ai tavoli di Bruxelles. Qualcosa di concreto, per intenderci, su cui si possa aprire un dibattito che vada oltre le sterili diatribe antigermaniche fondate su antiche rivendicazioni economiche, vere o presunte, che con la fantasia potremmo far arrivare fino alla peste del 1630. Una sciagura che fece una grande strage soprattutto nell’Italia del Nord e che, a parere di molti storici, fu enormemente amplificata dal passaggio dei lanzichenecchi, mercenari germanici al soldo di Ferdinando II d’Asburgo.

Insomma, egregio presidente del Consiglio, ci renda edotti circa le mirabolanti proposte che il suo Governo dei miracoli intende presentare agli altri 26 membri dell’Unione europea. Anche perché, mi permetto sommessamente di ricordarle, con le chiacchiere e i distintivi non andiamo proprio da nessuna parte.

Aggiornato il 03 aprile 2020 alle ore 23:31