La solita vecchia Italia di sempre

Mentre la perfida Germania si appresta a realizzare una sorta di “certificato di immunità”, basato sulla ricerca di anticorpi che consentano ai soggetti immuni di riprendere velocemente una esistenza normale, molti dei nostri ospedali disseminati sul territorio nazionale lamentano una crescente crisi di dispositivi di protezione per medici e infermieri.

In pratica, così come accaduto in tanti disastri militari del passato, anche nei confronti dell’emergenza in atto l’Italia dimostra una storica avversione per la cosiddetta logistica. Tant’è che nell’ospedale di Civitanova Marche alcuni operatori delle terapie intensive si sono fatti fotografare mentre indossavano buste di plastica, quelle che si usano per l’immondizia, al posto dei copri calzari, così come mostrato nel corso dell’edizione delle 19 di ieri del Tg3 nazionale.

E chi conosce anche solo superficialmente la tragica vicenda della campagna italiana di Russia, iniziata nell’agosto del 1941, non potrà fare a meno di collegare questa desolante immagine dell’oggi con quelle assolutamente tragiche di un esercito di circa 220mila uomini mandato a combattere e morire con le scarpe di cartone in un clima polare. Ovviamente si tratta di un paragone che non sta in piedi sul piano delle dimensioni del dramma. Tuttavia nel caso dell’ospedale marchigiano ci sembra di riscontrare una stessa matrice di improvvisazione e faciloneria; un misto di superficialità e di colpevole sottovalutazione dei problemi da affrontare. Il tutto, anch’esso secondo tradizione, condito con un fiume di retorica circa l’inattaccabile eccellenza della nostra organizzazione sanitaria.

Tutte chiacchiere evidentemente, dal momento che, a ben due mesi dalla proclamazione dell’emergenza nazionale, il Governo dei miracoli non è riuscito ancora a rifornire in modo adeguato gli ospedali del Paese non di costosi respiratori, bensì degli strumenti di base necessari per proteggere il lavoro dei sanitari che stanno in trincea. Tuttavia state tranquilli, avendoci promesso fin dall’inizio di questa catastrofe che avrebbero spezzato le reni al coronavirus, i coraggiosi uomini al comando riusciranno a colmare prima di quanto si pensi la surreale mancanza di mascherine, guanti, camici e quant’altro. Magari lo faranno un attimo prima che il contagio si eclissi del tutto, forse anche grazie al fatto che siamo “’O paese d’o sole”, ma lo faranno.

Possiamo quindi continuare, come babbei, a cantare in massa l’Inno di Mameli dai nostri balconi, perché con gente che sforna decreti e certificati a mitraglia, immaginando di bloccare il contagio con metodi un tantino medievali, cosa volete che possa andare storto?

Aggiornato il 31 marzo 2020 alle ore 11:24