Paese nel caos sotto un diluvio di annunci

Di fronte ad una drammatica emergenza come quella della pandemia in atto, un certo grado di caos logistico e amministrativo è assolutamente comprensibile. Tuttavia, così come purtroppo accade in tante altre situazioni, l’Italia sembra spesso trovarsi all’avanguardia del peggio. Osservando, con buona dose di memoria di breve periodo, l’andamento della guerra nazionale al Coronavirus nel chiuso dei nostri arresti domiciliari di massa, l’unica cosa certa – almeno così si spera – è la sinistra contabilità dei decessi che tutti i giorni ci viene cortesemente divulgata dalla Protezione civile. Per il resto, assistiamo da circa un mese ad un impressionante bombardamento mediatico di notizie, alcune delle quali rivelatesi poi destituite di fondamento, e di annunci relativi a questo o quel farmaco miracoloso, altrettanto rapidamente finiti nel cestino delle bufale. Per non parlare, poi, dell’iniziale crescita esponenziale della paranoia collettiva (la quale, per fortuna, sembra essersi attenuata anche a causa di un inevitabile sfinimento da parte della cittadinanza), determinata dalle continue incursioni televisive dei vari luminari circa le corrette procedure di comportamento da adottare.

Tuttavia, così come era inevitabile che accadesse, di fronte ad un virus nuovo di cui ancora si conosce ben poco, nel bailamme di consigli e di precetti espressi dai vari scienziati, spesso non univoci se non addirittura contraddittori, moltissimi individui sono stati trascinati in forme regressive causate dal panico, adottando atteggiamenti rituali di tipo compulsivo che ben poco, a mio modesto parere, hanno a che fare con il pericolo reale del contagio, soprattutto in quelle zone d’Italia dove la situazione appare relativamente sotto controllo. In questo senso, un episodio di alcuni giorni orsono mi ha particolarmente colpito, facendomi alzare il livello di attenzione rispetto a ciò che ci viene detto da chi riveste un ruolo pubblico. Mi riferisco alle dichiarazioni del professor Walter Ricciardi, autorevole membro del comitato scientifico che supporta il Governo, in ordine al modo di gestire indumenti e calzature. Ebbene, il prestigioso membro dell’Organizzazione mondiale della sanità avrebbe consigliato di lasciare scarpe ed abiti fuori della porta di casa, così da evitare qualunque eventuale contaminazione.

Ora, ovviamente si tratta di un procedimento improponibile su larga scala e praticamente ingestibile per chi vive in condomini numerosi, tant’è che la cosa è stata correttamente lasciata cadere quasi immediatamente. Da questo punto di vista credo che l’ottimo Ricciardi sia stato anch’egli vittima del citato clima di panico collettivo, facendosi trascinare dalla marea montante di una guerra che alcuni, soprattutto medici e infermieri che operano in prima linea, stanno conducendo quasi allo stremo delle forze, mentre altri, come i vertici dell’Esecutivo, sembrano volerla vincere a colpi di annunci, di scartoffie e marche da bollo. Come giudicare, infatti, l’inverosimile proliferazione di decreti i quali, a quanto si sa, al momento non hanno decretato proprio nulla, visto che nessuno dei fantastici sostegni economici a pioggia è ancora giunto a destinazione?

Persino il canone Rai, tanto per fare un esempio, è rimasto tale e quale nelle bollette degli italiani. Bollette che sempre nella ridda iniziale di promesse espresse dallo stesso Governo sarebbero dovute quanto meno essere sospese. Nel frattempo però, onde non farci mancare nulla, Giuseppe Conte e soci hanno sfornato a giorni alterni un modulo sempre diverso per autocertificare gli spostamenti. Beh, il minimo che potevano fare nel Paese da sempre affetto dal virus inestirpabile della burocrazia. E a tutti quegli amministratori locali che lamentano ancora, a due mesi dalla proclamazione dell’emergenza, la mancanza di materiale medico, come mascherine, guanti e apparecchiature per le terapie intensive, l’atteggiamento dei maghi della comunicazione al potere, diretti magistralmente da Rocco Casalino, ci ricorda un famoso motto di Napoleone Bonaparte sul modo di condurre una campagna militare: “L’armata avanzi, l’intendenza seguirà”.

Il problema grosso, però, è che in questa drammatica vicenda nazionale se avanzano solo le chiacchiere e le solite italiche complicazioni, dopo aver decretato il blocco quasi totale dell’economia, l’unica cosa che potrà seguire sarà il collasso sistemico di un Paese già piuttosto malconcio in tempo di “pace” e attualmente diretto da un Governo abbastanza ridicolo.

Aggiornato il 31 marzo 2020 alle ore 11:14