Avanti col comitato di salute pubblica

In una surreale comunicazione alla nazione su Facebook, ripresa in diretta dalle maggiori emittenti televisive del Paese, Giuseppe Conte ha annunciato una ulteriore stretta alle libertà dei cittadini per contrastare quella che si continua a presentare come la peste del terzo millennio.

Una infezione la quale, è sempre importante sottolineare, quasi non viene avvertita dalle fasce più giovani della popolazione e che nell’85 per cento dei casi si manifesta in modo asintomatico o con qualche linea di febbre. Ovviamente in un Paese da sempre poco incline a prepararsi in anticipo all’onda lunga di una qualsiasi emergenza, anziché potenziare per tempo il “muretto” di protezione, in questo caso formato dai posti in terapia intensiva e a tutto quanto necessiti sul piano sanitario, chi comanda tende a prendersela con l’onda medesima, presentandola ai propri cittadini alla stregua di un cataclisma biblico. E nel copione di quella che sembra una eccessiva drammatizzazione di un problema seppur molto serio, ci sembra di intravedere la mano dell’attuale spin doctor di Palazzo Chigi; quel Rocco Casalino che da protagonista giovanile di un noto programma della cosiddetta tv spazzatura, ancora in voga ai giorni nostri, è diventato il portavoce e capo dell’ufficio stampa del premier, Giuseppe Conte il grande.

D’altro canto, coloro i quali si trovassero ai vertici del potere nei momenti di grave crisi, se sono persone ragionevoli, responsabili e dotati di un bagaglio di principi democratici non negoziabili, cercherebbero in tutti i modi di contemperare le ragioni dell’emergenza con quelle che attengono alle libertà costituzionali dei cittadini. Se invece, per avventura, essi si dimostrano solo cinici avventurieri, allora tutto è possibile. Anche l’eventuale utilizzo della paura e del terrore, enfatizzando con una continua sequela di proclami di guerra il già alto allarme sociale quale veicolo per rafforzare un consenso che in precedenza era in caduta libera.

E in questi frangenti, grazie ad un meccanismo inconsciamente interiorizzato da secoli nelle masse, il cosiddetto spirito gregario, il quale si attiva in modo assai marcato in tali frangenti e porta a raccogliersi intorno a un capo come per un impulso di sopravvivenza, è possibile far accettare qualsiasi provvedimento, anche se privo di qualunque logica razionale. Ed è così che in pochissimi giorni siamo passati da una corretta quanto accettabile politica di distanziamento sociale, che ovviamente non tutti potevano rispettare alla lettera, così come accade nel mondo reale, ad una soffocante militarizzazione dell’intera società, con una cittadinanza letteralmente rinchiusa agli arresti domiciliari e sottoposta a tutta una serie di norme restrittive che definire demenziali è poco.

Tutto questo lo hanno definito il modello italiano alla lotta al coronavirus e gli effetti concreti sono sotto gli occhi di tutti. “Il restate a casa”, l’insopportabile ritornello con cui la propaganda di questo regime di Pulcinella ha contribuito a schiacciare qualunque opposizione allo scempio democratico in atto, ha finora accompagnato i peggiori risultati al mondo sul terreno sanitario, col maggior numero di morti e ospedali di alcune regioni del Nord al collasso.

Nel frattempo, come era inevitabile che accadesse, la crescente tensione che fatalmente si accumula nelle famiglie a causa di una reclusione che, almeno per ora, ti lascia solo la possibilità di uscire in “prossimità” – termine di una vaghezza imbarazzante – della propria abitazione, sta già producendo le prime vittime “senza” il coronavirus, come la povera donna letteralmente decapitata dal figlio a Roma, durante una furiosa lite domestica.

Ma proprio sulle durissime e senza precedenti restrizioni in atto, una speaker del tg de La7 si chiedeva sabato scorso se fossero sufficienti per fermare il virus. E già, forse dovremmo ripristinare il responsabile di fabbricato come ai gloriosi tempi di Stalin e il contingentamento delle uscite per fare la spesa, estendendo anche l’obbligo della gloriosa tessera annonaria per gli acquisti.

Probabilmente adesso siamo ancora in pochi a rendercene conto. Tuttavia il danno che l’improvvisato comitato di salute pubblica comandato da Conte e Casalino sta producendo nel corpo già molto fragile della nostra democrazia è assai grave e, come dice il nostro direttore, lascerà profonde cicatrici molto difficili da rimarginare.

Aggiornato il 23 marzo 2020 alle ore 13:36