Cosa dicono i dati Ocse-Pisa 2018 sulla scuola italiana e sulla segregazione sociale per censo

“Nel focus Scuole statali, scuole private e “segmentazione sociale”: con i dati, oltre ai pregiudizi”, Tommaso Agasisti, professore ordinario di Public Management presso il Politecnico di Milano, analizza i dati Ocse-Pisa 2018 per dimostrare che “il nostro sistema scolastico pare segregare sulla base del censo meno di quanto accada nella media Ocse”, che “la quasi totalità della segmentazione socioeconomica tra scuole è, nel nostro Paese, associata alle differenze sistematiche tra scuole statali” e, infine, che “le scuole private sono tra loro segmentate (in scuole per studenti più abbienti e meno abbienti), ma tale segmentazione è marcata anche nelle scuole statali, che anzi sono responsabili del grado complessivo di “segregazione” tra scuole nel nostro sistema scolastico”.

C’è una storia - afferma Agasisti - che nessuno ha voluto raccontare: la segregazione sociale dei ragazzi (per censo) non avviene tra scuole statali e scuole private, ma tra scuole statali diverse. In altre parole, più dirette: non è vero che la distanza tra studenti “socioeconomicamente avvantaggiati” e “svantaggiati” si realizza perché i primi frequentano le scuole private e i secondi scuole statali. Invece, tale segregazione sociale si manifesta perché, all’interno del sistema delle scuole statali, avviene un’(auto) selezione delle famiglie e dei ragazzi tra scuole “per avvantaggiati” e “per svantaggiati”.

Perché, si chiede l’autore, questa considerazioni non sono emersi con la dovuta enfasi? “Due spiegazioni si contendono la verità: o gli analisti sono troppo poco esperti, ed hanno “bucato” l’informazione; oppure hanno deliberatamente evitato di commentarla, perché contraria alla narrativa che volevano promuovere (quella cioè della scuola statale come “ascensore sociale” e della scuola privata come rimedio per i giovani ricchi e ignoranti). Una terza possibile soluzione è che siano vere entrambe le spiegazioni (imperizia e parzialità). Francamente - conclude Agasisti - la tentazione di propendere per la terza ipotesi è forte.”

Aggiornato il 18 marzo 2020 alle ore 16:01