
A volte noi italiani non sappiamo premiare nel modo giusto chi lo merita. È il caso del premier Giuseppe Conte che sta strafacendo tanto per l’Italia. E per la diffusione del Coronavirus. Bisognerebbe conferirgli il premio Nobel. Purtroppo non è la stagione adatta per mettere al lavoro il “Comitato Nobel” e i reali di Svezia. Allora ci permettiamo di suggerire un riconoscimento ad hoc. Conte meriterebbe di ricevere dal popolo italiano il prestigioso “Casinista political Award”, perché nessuno nella storia della Repubblica, e forse neanche in quella del Regno d’Italia, è riuscito a incasinare le cose come sta facendo lui in occasione della gestione della crisi da Coronavirus.
A far pendere definitivamente il piatto della bilancia dalla parte di un immediato riconoscimento alla sua incapacità sono state le modalità con le quali l’altra notte ha disposto il giro di vite per gli italiani. Di là dai contenuti specifici del Decreto presidenziale emanato, sui quali vi sarebbe da discutere, ciò che è imperdonabile è il modo con cui ne ha gestito la comunicazione al Paese. Sarà pure vero, come dice lui, che una qualche manina abbia diffuso la bozza del provvedimento prima che il testo definitivo venisse licenziato dalla Presidenza del Consiglio, ma essere andati in piena notte (ore 2,15) davanti alle telecamere a denunciare l’accaduto enfatizzandone la gravità ha gettato nel panico la popolazione. Con effetti che nei prossimi giorni potrebbero rivelarsi catastrofici per il sistema sanitario nazionale. Stabilire la chiusura tout court dell’intera Regione Lombardia alla quale sono state aggiunte in una drammatica comunione di destini 13 province del Nord e una del Centro Italia, senza offrire chiarimenti dettagliati sull’attuazione della misura, senza permettere che le altre parti del territorio si preparassero a contenere eventuali travasi di popolazione dalle zone più coinvolte a quelle meno e soprattutto senza indicarne il timing, ha spinto i fuorisede residenti in Lombardia e dintorni a fuggire nottetempo per fare ritorno ai luoghi d’origine nel terrore di trovarsi bloccati sine die lontani da casa. Una follia totale. Aggravata dalla circostanza che una gran parte dei fuggitivi sono meridionali.
La notte tra sabato e domenica è stata teatro di uno spettacolo surreale: stazioni ferroviarie, aeroporti e autostrade affollati da improvvisati viaggiatori in fuga. Si dirà: è la libera circolazione, bellezza! Ma circolazione de che? Di persone e magari del virus che con assoluta probabilità statistica qualcuno dei viaggiatori di ritorno avrà precedentemente contratto, anche solo in forma asintomatica. Peccato, però, che il Mezzogiorno d’Italia non sia la patria dell’efficienza sanitaria. Si prenda il caso della Calabria. Come non esprimere la piena solidarietà alla neo-governatrice della Regione Jole Santelli che dopo aver passato giorni ad accendere ceri al venerato San Francesco da Paola perché tenesse lontano dalla sua terra il virus maledetto, adesso si ritrova con un problema gigantesco da affrontare avendo tra le mani un’arma spuntata. La sanità in quella regione è commissariata a causa dei buchi di bilancio causati in anni di allegre gestioni finanziarie della mano pubblica. Al momento, le strutture ospedaliere locali hanno la disponibilità di 140 posti letto nelle unità di terapia intensiva. Soltanto l’altro ieri la Governatrice, annusando una brutta aria, aveva annunciato “l’attivazione di ulteriori 50 posti letto in terapia intensiva e 140 posti tra i reparti di malattie infettive e pneumologia, da attivare in tempi stretti”.
Comunque briciole rispetto al fabbisogno potenziale in caso di diffusione del contagio tra la popolazione residente. Mai la poveretta avrebbe immaginato di trovarsi a fronteggiare l’onda di risacca dei conterranei in fuga dal Nord. Illustre presidente Conte, dopo la sua sparata notturna, come diamine pensa che la Santelli ce la possa fare ad evitare il peggio? Adesso chi è l’irresponsabile? A tal proposito dobbiamo fare un inciso. Quel premio che vorremmo assegnare al signor Giuseppe Conte in realtà dovrebbe essere condiviso con quei connazionali che sono dei gran testoni. Lo diciamo da meridionali: ma come si fa a scappare da un luogo dove lo sanno anche i sassi che la sanità funziona ed è eccellente per correre al proprio paesello nella consapevolezza che in alcune zone del Sud l’assistenza ospedaliera sia ancora un terno al lotto? Come avrebbe detto Ezio Greggio: “Voi sì che siete dei bei volpini”. Non è solo la Calabria a temere. Nella giornata di ieri quasi tutti i Governatori del Centro e del Sud, letto il Decreto del presidente del Consiglio dei Ministri, si sono precipitati a ordinare la quarantena per tutti coloro che in queste ore rientrano dalle zone soggette alle maggiori restrizioni. Con l’uscita di Conte abbiamo offerto l’alibi ai Paesi nostri concorrenti per giustificare azioni discriminatorie nei confronti degli italiani. E del “Made in Italy”.
Intendiamoci, non vogliamo dire che decisioni più stringenti non andassero prese, anche in conseguenza delle conclusioni cui sono giunti gli esperti sulla natura del virus e sulla velocità di diffusione. Ma c’è modo e modo di fare le cose. E, visti i risultati, è legittimo ritenere che un altro premier, più attrezzato a reggere l’urto con lo stato d’eccezione, si sarebbe mosso con maggior criterio. Vale per Conte, ma anche per taluni vertici operativi impegnati sul campo. Posto che sia inelegante fare paragoni tra le persone ma viene da chiedersi: se invece di Angelo Borrelli alla guida della Protezione civile vi fosse stato Guido Bertolaso, sarebbero stati commessi i medesimi errori? Non rispondiamo per carità di patria, ben consapevoli di quale risposta, all’unisono, vi attraversi la mente. Tuttavia, vi sono elementi che non possono essere taciuti come il fatto che Angelo Borrelli sia arrivato al vertice del Dipartimento della Protezione civile non provenendo dal ramo operativo ma da quello amministrativo-finanziario. L’Italia è la patria della fantasia: chi altri al mondo avrebbe pensato di mettere a capo di un organismo tecnico di pronto intervento un revisore contabile? E nulla abbiamo detto degli effetti catastrofici che il Decreto avrà sull’economia. Fare qui l’elenco sarebbe istigazione al suicidio. Resta da valutare quali conseguenze vi saranno sui Titoli del Debito sovrano. L’ombra degli speculatori si allunga sempre più sui Bot e sui Btp. Cosa pensa di fare il Governo? Di stare a guardare il massacro in Borsa e, come cantava Enzo Jannacci, gridare “Aiuto aiuto è scappato il leone”/E vedere di nascosto l’effetto che fa? A naso, non sembrerebbe una genialata.
Piuttosto, da giorni si rincorrono voci di un “Quirinale” in allarme per il modo pasticciato e confusionario con il quale il Conte-bis stia gestendo l’emergenza. A rischio di andare controcorrente, delle “preoccupazioni” dell’inquilino del Quirinale non sappiamo che farci. Lui ha voluto questo Governo d’incapaci perseguendo con sorprendente ostinazione la strada che tenesse la destra plurale fuori dal potere. Ora che il vaso è rotto: sua la responsabilità, suoi i cocci. Se pensa che Conte non sia all’altezza, invece di dedicarsi a stucchevoli discorsi alla nazione, provveda a stimolare una soluzione alternativa che per autorevolezza e qualità delle persone individuate a portare il Paese fuori dalla doppia crisi nella quale è stato precipitato: quella da Coronavirus e quella da gestori della crisi da Coronavirus, non faccia rimpiangere i dilettanti allo sbaraglio di questi caotici tempi. Il Paese gliene sarà grato e gli perdonerà i pregressi errori. In fondo, con una figura che incarna la serenità di un nonno affettuoso e amorevole non si riesce a tenere il broncio a lungo.
Aggiornato il 09 marzo 2020 alle ore 18:15