La cialtroneria al potere

Stando tutti nella stessa, traballante barca, non provo alcun piacere nel commentare l’ennesima cialtronata di un Governo in evidente crisi di nervi.

Mi riferisco ovviamente alla inverosimile vicenda dell’ultimo provvedimento adottato dall’Esecutivo giallo-rosso con cui estendere la zona rossa all’intera Lombardia e ad altre 14 province dell’Italia settentrionale. Un provvedimento il quale, secondo un costume oramai acquisito da chi occupa la stanza dei bottoni, ha avuto una lunga, intollerabile gestazione e la cui bozza è stata fatta trapelare da qualche geniaccio del medesimo Esecutivo, ad essere buoni per motivi di ego personale, con alcune ore di anticipo.

Tutto ciò, soprattutto nell’ambito di un Paese profondamente anarchico in molti aspetti del comportamento umano, ha inevitabilmente scatenato un fuggi-fuggi generale, soprattutto in direzione del Centro-Sud. Chiunque sia il responsabile di questa bravata – c’è chi sostiene, sulla scorta di un comunicato della Cnn, che tutto provenga da qualche esponente regionale – resta il fatto che un Governo serio prima ascolta i territori e poi decide in tempi rapidi, evitando di mandare in giro bozze e bozzetti, per poi adottare il più classico degli scaricabarile.

In tal senso, mi sembra piuttosto significativa la dura e concisa presa di posizione del professor Roberto Burioni, pubblicata su Twitter e ripresa dalle maggiori agenzie di stampa: “Si lascia filtrare la bozza di un decreto severissimo che manda nel panico la gente che prova a scappare dall’ipotetica zona rossa, portando con sé il contagio. Alla fine l’unico effetto è quello di aiutare il virus a diffondersi. Non ho parole”.

E in effetti sarebbe ben difficile trovare altre parole per commentare un fatto, con lo spettro di un contagio che sembra inarrestabile e che sta mandando al collasso il sistema sanitario più efficiente d’Italia, a cui francamente non pensavamo di dover assistere. D’altro canto, già in precedenza dal di fuori si sono avvertiti abbastanza chiari i segni di un ben noto italico pressappochismo, a cominciare dall’iniziale sottovalutazione con cui si è affrontato un problema che molti elementi segnalavano essere assai grave. In particolare, le lunghe e singhiozzanti trattative che hanno caratterizzato fin qui le decisioni del Governo, con il nemico coronavirus ben entro le porte, non sono apparse efficaci né sul piano concreto e né su quello della rassicurazione di massa. Basti dire che nella zona della bergamasca in cui stava dilagando l’infezione, nonostante i pressanti appelli dei sindaci affinché le autorità centrali prendessero una rapida decisione, è passata quasi una settimana in totale assenza di risposte. Quasi che il virus, nel frattempo, si fosse preso una pausa di riflessione.

Vorrei sinceramente essere smentito dai fatti, tuttavia ho la sensazione che pure nei riguardi di una così grave emergenza nazionale all’interno della maggioranza domini, ogni qual volta vi sia la necessità di adottare una misura importante, una estenuante trattativa tra le varie forze politiche nello spartirsi le solite bandierine propagandistiche. Una caratteristica quest’ultima che riscontro a livelli quasi maniacali soprattutto tra gli esponenti del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio in testa. Tutta gente che dichiarava di voler rivoltare il Paese come un calzino ma che, alla prova dei fatti, si sta connotando come la peggior emanazione di alcuni nostri storici vizi nazionali: superficialità e pressappochismo a cui si aggiunge una certa qual mancanza di senso responsabilità. Da qui sembra manifestarsi la cifra di un Governo che, visto il modo con cui “prepara” le sue misure in un simile momento, evidentemente ritiene che sia sufficiente scrivere un decreto onde impedire ai buoi di fuggire dalla stalla anche se quest’ultima resta drammaticamente aperta. Ma i buoi, come si vede, sono oramai lontani centinaia di chilometri.

Aggiornato il 09 marzo 2020 alle ore 10:51