Il discorsetto del Premier sul coronavirus

Inutile, il Premier non riesce a sopire la voglia, seppure comprensibile, di andare in TV e mettersi in mostra, per dire cosa? Perché, parliamoci chiaro, il discorsetto “della coronavirus” di ieri sera è stato un insieme di promesse, banalità e inesattezze. A partire dal fatto che il nostro sistema sanitario sarebbe “tarato” per numeri bassi di ricoveri perché al contrario entrerebbe in tilt, ma vi sembra possibile una roba del genere? Come se un apparato ospedaliero fosse studiato per la gente sana anziché quella malata, per non dire che un sistema sanitario non si basa né sui numeri alti né su quelli bassi, ma in proporzione alla densità territoriale, dopodiché è scontato che l’eccezionalità faccia differenza e crei problemi. Come se non bastasse, il Premier è andato in tv per dirci che lui è il timoniere e noi l’equipaggio, neanche l’avessimo scelto ed eletto con libere elezioni, dimenticandosi che fino a poco fa ha vissuto sull’orlo della crisi e della sfiducia, a dire niente giornaliera della sua stessa maggioranza. Dulcis in fundo, insieme a raccomandazioni ed esortazioni a dire il vero un po’ D’Annunziane, non ha detto nulla di preciso su cifre di spesa e investimento per contrastare la crisi economica dilagante, rimettendo tutto alla bonomia della UE sulla flessibilità e sullo sforamento.

Insomma ci ha ricordato che dipendiamo dall’Europa e dalle concessioni che farà, come se non fossimo in grado di reperire risorse dai conti pubblici, ma non è così, perché potremmo recuperarle sia da quota 100 e sia dal reddito di cittadinanza. Parliamo di soldi, che sommati all’eventuale blocco dei bonus elettorali concessi, totalizzerebbero almeno una decina di miliardi di euro a disposizione, per non dire dell’altro danaro che potrebbe ricavarsi sterilizzando alcuni aumenti contrattuali pubblici certamente non vitali.

Del resto se di emergenza si tratta, e non v’è dubbio che lo sia, perché non farlo? Quale sarebbe la ragione per mantenere in piedi quota 100, il reddito, i bonus e cosi via di fronte al rischio che il paese precipiti all’inferno? Perché sperare solo nella comprensione UE senza metterci del nostro? E poi, perché si chiede agli italiani di fare e di accettare sacrifici senza annunciarne alcuno da parte della classe politica? Tipo la rinuncia a metà stipendio dei rappresentanti le istituzioni, a partire dai parlamentari nazionali e regionali che guadagnano 12 o 13mila euro mese?

Va da sé che la cifra risparmiata sarebbe più simbolica che altro, ma l’esempio e la condivisione contano eccome perché quegli stipendi li paghiamo noi mica i marziani, dunque una autoriduzione della classe dirigente sarebbe doverosa in questo frangente. E per favore non si classifichi come demagogica l’idea del risparmio sui parlamentari, perché intanto la metà basta e avanza per vivere alla grande e poi i “comandanti” devono per primi sacrificarsi, altrimenti siamo “all’armiamoci e partite quando ritornerete saremo vincitori”.

Ecco perché parliamo di “discorsetto” nel senso cioè che al di là delle intenzioni che riconosciamo a Conte di intervenire per il bene collettivo, poi servono numeri chiari piuttosto che promesse, scontatezze e un bel po' di inesattezze. Servono misure precise in quantità e qualità, 4 o 5 miliardi scuciono un baffo alla crisi che viviamo, come servono certezze nelle azioni piuttosto che cambi quotidiani di direzioni, sulla scuola. Mentre la ministra smentiva, dal Governo si confermava la chiusura, insomma stop and go sconcertanti su tutto.

Noi siamo certi che ne usciremo perché l’Italia ha superato crisi e stagioni per certi versi peggiori, politicamente, socialmente, economicamente. Siamo certi che il buon senso e la partecipazione di tutti ci consegnerà seppure con sacrificio, ad una soluzione totalmente positiva, ma poi? Poi servirà capire una volta per tutte che gli esperimenti di maggioranze opportuniste, messe in piedi con l’ipocrisia e la paura di votare, non dovranno più esserci perché la responsabilità di 60 milioni di persone non può dipendere dal caos e dalla confusione di una non-coalizione come questa.

Aggiornato il 05 marzo 2020 alle ore 13:03