Matteo Renzi, can che abbaia non morde

Matteo Renzi convoca i suoi a Cinecittà per presentare il suo nuovo film cha potrebbe avere un titolo da fare invidia alla fantasia di Lina Wertmüller: “Come ti tengo in piedi un Governo, sparandogli addosso ogni giorno”.

Già, perché è questo il succo del progetto che viene fuori dalla due-giorni di Italia Viva: restare attaccati alla poltrona fingendo di non esserlo. Riepiloghiamo il Renzi-pensiero: appoggio totale al Governo con i “dem” e i grillini per sopravvivere fino alla fine della legislatura nel 2023 ma con il Partito Democratico e i Cinque Stelle nulla a che spartire; grande rispetto per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ma non è il nuovo leader del progressismo del mondo; avanti con l’azione di governo ma porte sbarrate a chi vuole fare un partito unico della sinistra, a costoro un in bocca al lupo e buona vita ma Italia Viva va dall’altra parte. Perché “Iv” è Tony Blair, non Jeremy Corbin; è contro i sovranisti che vuole sconfiggere ovunque ma non in Puglia dove a sinistra c’è uno strano populista che risponde al nome di Michele Emiliano. Correre contro di lui equivale a sconfitta certa ma è ciò che farà “Iv”. Garantisti da hashtag “IostoconBeccaria”, non giustizialisti manettari alla grillina per cui “mai scambieremo il nostro ideale e la civiltà giuridica di secoli per qualche poltrona”.

Tuttavia, il presidente Conte può dormire sonni beati visto che sono quelli di Italia Viva gli ispiratori della “mossa del cavallo” con la quale l’Italia è stata salvata dalla sciagura del Salvini al potere. Ora, va bene tutto ma non l’arroganza di credere che gli italiani abbiano l’anello al naso. È dura ascoltare il maestrino Renzi impartire la lezioncina sul pericolo dell’espansionismo turco in Libia quando, lui regnante, la sua sinistra non ha mosso un dito per risolvere la crisi nel Paese Nordafricano. Anche quando a chiederglielo era il leader del mondo libero e suo personale amico, il presidente degli Usa. Barack Obama.

Renzi perde il pelo ma non il vizio di scegliere l’ambiguità per guadagnare il centro del dibattito politico nostrano. Giura di voler mantenere in vita un morto che cammina qual è il Conte-bis, ma minaccia gli alleati sulla questione della prescrizione. Indubbiamente è stato un messaggio forte quel “al ministro Alfonso Bonafede dico fermati finché sei in tempo, perché in Parlamento votiamo contro la follia sulla prescrizione. Patti chiari amicizia lunga: non dite che non ve lo avevamo detto e senza di noi non avete i numeri al Senato e forse neanche alla Camera, rifletteteci bene. Non voto la barbarie sulla prescrizione, io voto civiltà” per spingere il Governo a fermare l’abolizione della prescrizione minacciando, in alternativa, di votare con l’opposizione il disegno di legge del parlamentare forzista Enrico Costa. Ma, se per ipotesi, i grillini dovessero mantenere il punto e non cedere, Renzi che fa? Va fino in fondo contraddicendo se stesso e il suo proposito di mantenere in piedi il Conte-bis o scopre il bluff dimostrando ciò che non pochi pensano, cioè di essere un millantatore? Italia Viva si aggrappa al cosiddetto “Lodo Annibali” della deputata renziana Lucia Annibali che, in extremis, ha proposto una sospensione di un anno dell’applicazione della riforma Bonafede sulla prescrizione allo scopo di trovare un accordo complessivo sulla riforma della giustizia. Renzi vuole comprare tempo per assicurare un futuro alla sua creatura politica ma è pronto a mettere tutta la posta su un solo punto programmatico. È complicato credergli, anche perché non si capisce dove sia il suo interesse irrinunciabile. L’uomo che ha messo la politica in un tweet e che oggi ammonisce che la politica non è un tweet è il medesimo uomo che benedice il governo con i pentastellati pur ritenendoli fuori dalla storia nonché rappresentazione vivente della negazione del progressismo. Dov’è allora il vero Renzi? Vallo a sapere. La verità è che il discorso dell’ex rottamatore è quello della disperazione: non condividiamo nulla di ciò che siamo costretti a votare ma lo facciamo ugualmente perché non possiamo fare altro. Se questa è visione del futuro del Paese, se questo è progetto si capisce perché i renziani siano alla frutta e lo meritino tutto quel 4 per cento di consensi che i sondaggi assegnano a Italia Viva.

Intendiamoci: è assolutamente legittima l’aspirazione di rappresentare una via riformista alla sinistra e un progressismo declinato nelle forme della globalizzazione. Ma, per coerenza, non si dovrebbe andare a braccetto con i populisti grillini. Perché si può accettare, “leninisticamente”, un temporaneo compromesso con il nemico in vista del conseguimento di un fine superiore o della vittoria finale, ma non si può negare se stessi pur di restare sulla linea di galleggiamento del potere. La contraddizione in termini in cui si è infilato Matteo Renzi è esiziale. Quello di Italia Viva è un caso esemplare di “lose-lose”, comunque sceglie è perdente. Protrarre l’alleanza con i Cinque Stelle e il Pd porta Italia Viva alla morte politica per asfissia; la rottura che chiude di fatto la legislatura la conduce al suicidio elettorale. Come ne escono i macroniani di casa nostra? Continuando a buttare la palla in tribuna nella speranza di un accadimento imprevisto, un colpo di fortuna provocato da errore altrui che consenta alla pattuglia di Italia Viva di ritornare alla quota di superficie.

Intanto, si avvicina il momento della spartizione delle poltronissime delle grandi aziende pubbliche, argomento topico per un partito vocato a stare e svilupparsi all’interno del perimetro di potere dell’establishment. Renzi proverà a giocarsela alla grande. Non gli sarà facile perché, stavolta, non dovrà vedersela solo con i grillini “governisti”, affamati di consenso presso i piani alti della società italiana, ma con il maestro nell’arte di stare al potere senza averne diritto e numeri: il suo ex-compagno di partito Dario Franceschini. Sarà la battaglia delle poltrone la linea del Piave di Renzi. Il suo esito ci indicherà se la compagnia di giro allestita dall’ex-rottamatore sarà o no ancora in cartellone nel futuro teatrino della politica.

Aggiornato il 03 febbraio 2020 alle ore 11:47