Il falso problema dell’Emilia-Romagna

A pochi giorni dall’importante scadenza elettorale dell’Emilia-Romagna, buona parte della stampa nazionale considera ciò un passaggio fondamentale per il prosieguo dell’esperienza di Governo giallo-rossa.

Tuttavia, sebbene tale questione resti ancora sullo sfondo, l’applicazione concreta del taglio dei parlamentari rappresenta a mio avviso un ostacolo praticamente invalicabile per uno dei più improbabili Esecutivi della storia repubblicana. Trattasi dell’ennesima follia democratica realizzata dal Movimento 5 Stelle che nessun partito, in questa delirante epoca dominata dal populismo, oserebbe pubblicamente mettere in discussione, ma che in realtà persino parecchi dei suoi artefici grillini avrebbero in animo di cancellare. Costoro oggi farebbero carte false pur di impedire una riduzione di poltrone, 345 tra Camera e Senato, la quale li danneggerebbe al massimo grado.

Secondo una simulazione effettuata da Swg, infatti, eseguita sulla base dell’attuale legge elettorale, delle ultime elezioni europee e dei sondaggi più accreditati, il M5S passerebbe dagli attuali 216 deputati ad appena 46. Un colossale salasso, dunque, che in prossimità del previsto referendum confermativo sulla riduzione dei parlamentari, il quale con tutta probabilità si terrà nella primavera prossima, farà scoppiare una nuova e deflagrante guerra interna tra gli stessi grillini. In pratica sono destinati a scontrarsi i più papabili per una ricandidatura, interessati a non far passare la loro stessa riforma del nulla, con i cosiddetti peones, quasi certi di non tornare in Parlamento e, quindi, desiderosi di prolungare il più possibile la loro permanenza su scranni così ben remunerati.

D’altro canto, la stessa questione interessa fondamentalmente un po’ tutti, compresi i partiti che i citati sondaggi danno in grande crescita. Anche questi ultimi, così come accade in qualunque sistema democratico, debbono fare i conti con complicati equilibri interni e varie e articolate pressioni esercitate dalla relativa base degli attivisti e dei quadri più attivi per ottenere un posto in Parlamento. Tutto questo mondo sotterraneo della politica, che costituisce in verità un importante elemento nei meccanismi della rappresentanza, rischia di subire un vero e proprio terremoto con il demagogico taglio voluto dai pentastellati. Un terremoto che con molta probabilità verrà evitato, forse in extremis, dalla crescente spinta in senso contrario che le cosiddette classi dirigenti di tutti partiti saranno costrette ad imprimere, determinando sicuramente con altri argomenti la caduta di un Governo il quale, peraltro, non sembra avere molto altro da dire e da fare, se non produrre ulteriori danni.

Aggiornato il 22 gennaio 2020 alle ore 10:51