Nel corso del Tg3 serale di venerdì scorso è stato dato ampio risalto al tanto sbandierato taglio del cuneo fiscale che, a meno di sempre più probabili ribaltamenti politici, dovrebbe entrare in vigore dal luglio prossimo. Ma al di là della trita retorica sul servizio pubblico televisivo, a cui personalmente non ho mai prestato molta attenzione, sul piano meramente giornalistico ho ascoltato una vergognosa paginetta di pura disinformazione.
In estrema sintesi, con dovizia di numeri e tabelle messe in gran risalto, ci è stata raccontata questa bella favoletta: oltre 16 milioni di lavoratori dipendenti beneficeranno di uno sgravio che va dagli ottanta ai centoventi euro mensili. Tutto questo con la modica spesa di 3 miliardi per il 2020 e di 6 a regime. Stappiamo lo spumante, con tanto di mortaretti e tric e trac, dunque!
Il Governo del bisConte è riuscito ad ottenere più di quanto fece Matteo Renzi col suo mitico bonus degli ottanta euro, e per un numero di soggetti ben maggiore (16 milioni contro 10 milioni), spendendo 6 miliardi all’anno in luogo dei 10 impiegati all’epoca dall’attuale leader di Italia Viva.
A questo punto, se le cose stanno come ce le ha raccontate il Tg3, dobbiamo convenire sul fatto che i miracoli in politica esistono, soprattutto quando riescono a moltiplicare i pani e i pesci sotto forma di sconti fiscali. Tuttavia, andando a leggere nel dettaglio i numeri di questa ennesima operazione di facciata, scopriamo che si tratta di una vera e propria truffa comunicativa. Una sorta di gioco delle tre carte il quale, comunque sia, è destinato a svelarsi anche agli occhi dei più sprovveduti quando questi ultimi riceveranno le prime, “miracolose” buste paga.
In pratica, per farla breve, il trucco consiste nel sommare l’antico bonus renziano, restato sempre in vigore e che nel tempo si è esteso a circa 11,7 milioni di salariati, con quello in arrivo la prossima estate. Per questa enorme platea di contribuenti (con redditi annui tra gli 8.173 e i 26.600 euro) i geni giallo-rossi hanno predisposto solo una piccola integrazione di 20 euro, così da raggiungere quanto raccontato dal Tg3. Mentre per i 2,6 milioni di lavoratori che stanno nella fascia tra i 28 e i 35mila euro si otterrà – questo sì – un beneficio reale tra gli 80 e i 100 euro. Il restante milione, o giù di lì, di dipendenti che non superano i 40mila euro avranno uno sconto – udite udite! – che andrà dalla sontuosa cifra di 192 euro all’anno fino ad azzerarsi per i soggetti situati in cima alla fascia di reddito.
In sostanza, l’emittente storica dei dem è riuscita con uno straordinario numero di illusionismo a far passare un provvedimento smaccatamente elettoralistico, così come lo era a suo tempo quello degli 80 euro renziani, alla stregua di un grande passo nella direzione di un complessivo abbattimento delle tasse. Ma per noi liberali, ossessivamente legati alla logica dei numeri, si tratta dell’ennesimo provvedimento sbagliato che non affronta nemmeno di striscio la questione dirimente delle tasse. A cominciare da quel sempre più necessario taglio della spesa pubblica che gli attuali maghi al potere non hanno neppure il coraggio di pronunciare.
Aggiornato il 21 gennaio 2020 alle ore 11:07