Destra Liberale appoggia, con convinzione, l’idea, lanciata da Matteo Salvini, di proporre Mario Draghi alla Presidenza della Repubblica. Andrebbe bene anche, come vagheggiato da qualche altro della stessa Lega, come capo di un Governo di coalizione nazionale per poche riforme indispensabili, come una nuova legge elettorale, per poi votare.
Destra Liberale deve appoggiare la proposta in quanto, al di là delle valutazioni tecniche sul suo operato da governatore della Banca centrale europea, la scelta in sé allontana la Lega dal disfattismo anticomunitario che soffia in diversi Stati membri dell’Unione, ed ha gonfiato spesso anche le vele della Lega. Si può, anzi si deve essere critici verso molti aspetti delle politiche dell’Unione, ma bisogna sempre distinguere tra le scelte opinabili della Commissione, il governo pro tempore dell’Unione, ed il quadro delle Istituzioni. Altrimenti sarebbe come prendersela, in Italia, con la Costituzione per le scellerate politiche di questo governaccio. Ciò porta molti eurodisfattisti, ad esempio, a trascurare il ruolo attuale del Parlamento tra le Istituzioni dell’Unione, e le battaglie in aula e nelle commissioni attraverso le quali, in sede di procedura di codecisione, molte di quelle politiche potrebbero essere corrette o, addirittura, mutate.
Insomma, l’abbandono dell’eurodisfattismo da parte della Lega porterebbe l’Italia, Stato membro fondatore, a mettersi a capofila di un discorso serio e meditato sulle politiche dell’Unione, al di là delle battute alla Vittorio Feltri che sono, ovviamente, molto divertenti, ma non sono in grado, non lo sono mai state, di costruire un bel nulla. E bisogna tornare a politiche di una Destra che voglia costruire. Consigli per la lettura: riprendete a leggere e meditare Luigi Einaudi, governatore della Banca d’Italia e poi capo dello Stato.
Aggiornato il 16 dicembre 2019 alle ore 12:05