Ricominciamo con il libro dei sogni

Dunque, dopo aver tenuto il Paese col fiato sospeso con la solita carnevalata del voto sulla piattaforma Rousseau, il Movimento 5 Stelle si appresta a formare l’annunciato Governo con il Partito Democratico, considerato per anni dagli stessi grillini il male assoluto. Ma, in attesa di conoscere in concreto su quale linea si muoverà l’ennesimo Esecutivo dei miracoli, ci sembra doveroso sospendere il giudizio. Tuttavia, spulciando la voluminosa bozza di programma elaborata sotto l’egida del premier incaricato, Giuseppe Conte, una cosa possiamo dirla: già nel primo punto emerge chiarissimo l’insostenibile scollamento tra la reale condizione dell’Italia e i vaneggiamenti di chi sta per riprendere in mano il timone del Paese. Leggiamo, infatti, che in merito alla “legge di bilancio per il 2020 sarà perseguita una politica economica espansiva, senza compromettere l’equilibrio di finanza pubblica, e, in particolare: neutralizzazione dell’aumento dell’Iva, sostegno alle famiglie e ai disabili, il perseguimento di politiche per l’emergenza abitativa, deburocratizzazione e semplificazione amministrativa, maggiori risorse per scuola, università, ricerca e welfare”.

Ora, al di netto della valanga di buone intenzioni presenti anche nel resto degli altri 25 punti di tale bozza, in particolare per chi ben conosce la precaria traiettoria su cui viaggiano i nostri conti pubblici, realizzare una ulteriore politica espansiva mantenendo in equilibrio gli stessi conti rappresenta un vero e proprio ossimoro. Se poi ci aggiungiamo il blocco dell’aumento dell’Iva ed altre “spesucce” già ampiamente previste, si entra direttamente nel periodo ipotetico della irrealtà.

In sostanza, volendo usare una metafora pokeristica, il piatto della finanza pubblica piange da tempo e la decrescita infelice che sta affliggendo l’Italia da quando governano gli epigoni di Beppe Grillo non può certamente sostenerlo. Se poi dovesse arrivare il cigno nero di una recessione globale, così come la famigerata inversione della curva nei rendimenti dei bond statunitensi sembra annunciare, ne vedremo delle belle, per così dire.

In questo sinistro contesto l’allegro teatrino che, a quanto pare, non ha smesso di fare riferimento alla Casaleggio Associati, con la supervisione di un comico elevatosi a mistico della democrazia diretta, continua a far strimpellare la sua orchestrina, infischiandosene dei gravi problemi strutturali di un sistema in grave declino e popolato da un elettorato sempre più confuso.

Ma, così come ha trionfalmente sostenuto Luigi Di Maio nell’immediatezza del via libera degli iscritti fantasma al “nuovo” Governo con il Pd, l’accoglimento dei suoi 20 punti – una sorta di contraddittoria accozzaglia di irrealizzabili opzioni – dovrebbe costituire una grande garanzia di successo. Dopodiché il genio di Pomigliano d’Arco potrà dedicarsi a tempo pieno, insieme alla sua compagnia di unti e di elevati, ad eliminare completamente la fame nel mondo. Da quando, proprio grazie a Giggino e ai suoi compari a 5 Stelle, si è riscoperto il valore taumaturgico delle parole, analogamente a ciò che pensavano gli uomini primitivi, nessun traguardo democratico è precluso, persino quello di portare un sistema in recessione mentre si annuncia un secondo boom economico.

Le vie della moderna comunicazione politica sono proprio infinite, ahinoi!

Aggiornato il 05 settembre 2019 alle ore 10:45