Piglia, pesa, incarta e porta a casa, si diceva un tempo per sottolineare una sconfitta. Tanto volevano e tanto sono riusciti a fare contro la volontà maggioritaria del Paese, degli italiani. Del resto basterebbe pensare alla buffonata di Rousseau, si cerca di far passare per democrazia il giudizio, dello 0,1 per cento della popolazione, ma si trascura la volontà di milioni e milioni di persone.

Oltretutto è paradossale e grave insieme che le istituzioni assistano in silenzio a questa presa in giro del clic spacciato per libertà di voto, un teatrino ridicolo e pericoloso che dovrebbe essere respinto al mittente e anche autorevolmente. Sia chiaro, ognuno cura i suoi interessi come vuole, ma far credere che 70mila persone su 60 milioni di italiani possano bastare per decidere la sorte di un governo è roba da matti che la dice lunga sul come siamo messi.

Del resto che volete, si tratta solo dell’ultima scena, di una pièce teatrale che è andata in onda in barba alla democrazia vera, quella che se fosse stata applicata avrebbe dato un risultato opposto, con la firma di decine di milioni di italiani, altro che 70 mila. Eppure tanto si è voluto che l’ipocrisia vincesse da passare sopra tutto, si è fatto di finta di niente sugli insulti, sui giuramenti, sulle garanzie false, delle stesse persone che ci ritroveremo nei dicasteri, a Palazzo Chigi e nei posti di comando. Insomma, si è imposto agli italiani di credere ai bugiardi, di affidarsi a loro, di accettare che sia la bugia a condurci per mano verso il cambiamento, il rilancio del Paese, lo sviluppo e il benessere collettivo. Tanto è vero che nei punti salienti del fantaprogramma c’è tutto e il suo contrario, come a dire o mente il Partito Democratico oppure mentono i grillini, oppure ancora mentono tutti e due. Sugli inceneritori posizioni opposte, sulle trivelle idem, sull’immigrazione pure, sulla riduzione dei parlamentari lo stesso, sulla sicurezza non ne parliamo, sugli appalti meglio tacere; insomma, se il contratto era una provocazione, i 20 punti sono un’aberrazione. L’unica cosa vera che li unisce, oltre alla voglia di impedire il voto e la vittoria del centrodestra, è il potere, il concetto di democrazia ad usum delphini, la sedicente superiorità morale sugli altri, l’ipocrisia storica del comunismo e del cattocomunismo. Ecco perché hanno scritto quattro idiozie politiche rispetto ad un programma che non realizzeranno mai accampando mille scuse e mille bugie per imbrogliarci ancora.

Sia chiaro, l’Italia di cose fatte dai cattocomunisti ne ha viste tante, dai ribaltoni di Scalfaro a quelli di Napolitano, con Tangentopoli ha assistito alla eliminazione scientifica di una sola parte politica, ma questa di oggi per come si è compiuta e per come si è realizzata le batte tutte.

Al Paese non serve questa ammucchiata di sinistra, ma lo sfoltimento dello statalismo e dell’assistenzialismo, lo stimolo alla produzione di ricchezza, all’intrapresa, le infrastrutture, l’occupazione da lavoro e non da paghetta, la liberazione dal giogo fiscale, serve la libertà economica piuttosto che i navigator e gli enti di Stato clientelari.

Ecco perché diciamo che non staremo zitti, accetteremo ma non in silenzio questo escamotage che, seppur costituzionale, rimane innaturale come il precedente, anzi è peggiore perché se sbagliare è umano, insistere è diabolico, e lo vedremo.

Aggiornato il 04 settembre 2019 alle ore 11:32